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Fuga dal M5s, Buffagni rilancia il vincolo di mandato. Dubbi Pd? «Deciderà il Parlamento»

21 Dicembre 2019 - 08:42 Redazione
«Paragone preferisce da sempre l’io al noi. È un personaggio in cerca di autore», afferma il viceministro

Qual è l’antidoto ai voltagabbana? «Il vincolo di mandato». Questa volta è il viceministro allo Sviluppo Economico Stefano Buffagni a tornare sul tormentone del vincolo di mandato, dopo che negli scorsi giorni tre parlamentari del Movimento 5 Stelle hanno lasciato il partito per unirsi alla Lega: casus belli, il disaccordo con la linea grillina sulla questione del Mes e il voto sul fondo salva-Stati.

Il vincolo di mandato, da sempre pilastro del credo grillino, veniva proposto anche da Matteo Salvini un paio di anni fa: dal leader, quindi, di quel Carroccio che oggi accoglie con gioia i transfughi grillini. Dal canto suo il 5 Stelle Buffagni, in un’intervista al Corriere, rilancia il messaggio che è in fondo un grande classico del suo movimento: chi viene eletto in un partito non può “cambiare casacca” in corso d’opera. Se lo fa, deve dimettersi.

Una proposta attuabile, con l’attuale maggioranza? Il Pd si è sempre detto contrario all’ipotesi. Quindi? «Deciderà il Parlamento», taglia corto il viceministro. Sul senatore dissidente Gianluigi Paragone, ormai in guerra aperta con Luigi Di Maio, dopo aver votato contro la legge di Bilancio e affermato che è lo stesso Movimento, ormai, a rinnegare se stesso, Buffagni è durissimo.

«Paragone preferisce da sempre l’io al noi. È un personaggio in cerca di autore. Certe riflessioni sono anche condivisibili. La faciloneria e gli spot funzionano se fai l’artista, come lui, non se sei al governo. Chi si mette in cattedra senza un briciolo di conoscenza delegittima se stesso e l’intero Paese», afferma.

Buffagni esclude anche l’ipotesi – che pure circola – di un governo presieduto dall’ex presidente della Banca Centrale europea Mario Draghi, sostenendo che Giuseppe Conte è «miglior premier degli ultimi 30 anni» e ritornando su un argomento a lui caro: la trascuratezza del Nord Italia. «Ha bisogno di più attenzione. Non si può dare per scontato che un territorio trainante trainerà in eterno», afferma il viceministro.

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