Vigili si fanno un selfie con il fermato dietro le sbarre. Il post sparisce, ma scoppia la bufera sugli agenti
Due agenti della Polizia locale del Comune di Opera (nel Milanese) in posa con un uomo, in maglietta e jeans, dietro le sbarre, privato della libertà personale. Quasi come un trofeo.
Il post incriminato
Una foto che è stata pubblicata direttamente sulla pagina ufficiale del corpo della Polizia locale e che ha sollevato un polverone. «Stamattina a seguito di segnalazioni da parte di cittadini, che lamentavano un soggetto teso a infastidire le persone nell’area mercato di Opera, personale del Corpo è intervenuto per le attività di rito. La persona è in stato di fermo e sono in corso gli accertamenti» si leggeva.
Le scuse
Il post è stato rimosso dopo alcune ore e sostituito da scuse pubbliche: «Scusandoci dell’immagine pubblicata sul post precedente, la stessa viene rimossa immediatamente. Nel merito delle attività compiute la persona veniva fermata, mentre molestava in maniera insistente nell’area mercato alcuni passanti. Alla richiesta degli operatori di esibire i documenti per l’identificazione, la persona ne era sprovvista e poneva resistenza all’accompagnamento presso gli uffici per i dovuti accertamenti […] Dall’esito dei controlli, il soggetto aveva a suo carico un ordine di espulsione del Questore già dal 2017, trattenendosi irregolarmente sul territorio italiano. L’indagato successivamente alle attività di polizia giudiziaria ha aggredito gli operatori di Polizia procurandogli lesioni. Gli stessi sono stati trasportati in ospedale. Pertanto lo stesso su disposizione dell’Autorità Giudiziaria, per resistenza, minacce e lesioni a pubblico ufficiale è in stato di arresto in attesa di convalida».
Il sindaco di Opera
A difenderli ci pensa il sindaco Antonino Nucera che sul suo profilo Facebook scrive: «La mia solidarietà agli agenti della Polizia Locale di Opera, vittime di una speculazione giornalistica a difesa di un molestatore, pluripregiudicato, con in capo un provvedimento di espulsione e accusato di nuove molestie oltre che aggressione a pubblico ufficiale. Se il giornalista non si fosse fermato all’immagine, tra l’altro oscurata e priva di generalità che lascino in qualche modo risalire all’identità del criminale, già condannato fino al terzo grado, avrebbe potuto assumere tutte le informazioni necessarie per un pezzo di cronaca (compresa l’aggressione agli agenti) e non di mera speculazione politica […] I malintenzionati devono sapere che a Opera la criminalità è un nemico».
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