ArcelorMittal, Conte da Taranto: «Il negoziato è la prospettiva più concreta»
Lucia Morselli, amministratrice delegata di ArcelorMittal? «Al momento è la mia antagonista, proprio così. Lei sa che abbiamo 30 giorni di tempo per elaborare un nuovo piano industriale. Lo sa bene lei, lo sa bene Mittal. Diventeremo partner solo con un piano industriale condiviso: per ora siamo su fronti contrapposti».
Sono queste le parole che il premier Giuseppe Conte porta in dono per Natale agli operai dello stabilimento siderurgico di Taranto e ai delegati sindacali nel parlamentino del consiglio di fabbrica.
Prima la visita al reparto di oncoematologia pediatrica dell’ospedale tarantino – intitolato pochi giorni fa a Nadia Toffa – lì dove sono ricoverati molti dei bambini della città malati di tumore, che qui colpisce a un tasso del 30% più alto che altrove – poi quella all’ex Ilva: a un mese dallo sciopero dei lavoratori per la notizia delle migliaia di esuberi minacciati dal colosso franco-indiano, il presidente del Consiglio è tornato a Taranto.
Tregua giudiziaria
«Abbiamo ottenuto una tregua dal punto di vista giudiziario, noi ci siamo difesi», dice Conte ai lavoratori. Il piano industriale originario «non lo accetteremo. Stiamo lavorando e conteranno i risultati. C’è la volontà di elaborare questa condivisione di obiettivi e pervenire a un piano che sia sostenibile dal punto di vista economico e finanziario, altrimenti non si va da nessuna parte».
Il premier è qui per dire che lo Stato c’è, spiega. E che ha un obiettivo preciso, che è quello della decarbonizzazione. «L’obiettivo dell’esecutivo è la transizione energetica. Vogliamo un percorso chiaro di decarbonizzazione, vogliamo che lo stabilimento diventi innovativo dal punto di vista tecnologico, ce ne sono in giro per il mondo», dice Conte a operai e delegati sindacali. «Vogliamo rendere la fabbrica un fiore all’occhiello».
E «salvaguardare il livello occupazionale, non vogliamo sia sacrificato in questo progetto. Vogliamo un risanamento ambientale ancora più efficace, vogliamo che voi operai veniate a lavorare in sicurezza, che vi sia garantito il diritto alla salute che è un bene primario».
Il dilemma degli operai
Conte ha affermato che ci sono operai «di questo stabilimento che si recano al lavoro e si sentono squarciati dal dilemma: vengo qui ma rischio di ammalarmi. Questo dilemma non lo dovete vivere più, non è possibile che in una potenza del G7, in uno Stato come il nostro che ha una sua architettura costituzionale si possa anche dare solo la sensazione che si possa venire a lavorare rischiando la salute. Lavoreremo per questo obiettivo. Lo Stato c’è, abbiamo deciso con la piena condivisione del governo di coinvolgere lo Stato che è disponibile a rilevare una partnership importante. Questa è una garanzia per tutti voi. Ci sarà lo Stato come azionista e come controllore. Lo Stato non ha la capacità industriale, il partner industriale – ha detto agli operai – sarete voi».
«Non ci dobbiamo prendere in giro, il diritto alla salute – ha insistito il premier – deve venire prima. Se facciamo una scala di valori la salute è prioritaria, poi vengono l’ambiente e il lavoro. Tutte queste condizioni possono essere assicurate, questi sono beni primari ugualmente importanti e possono essere tenuti insieme. Per fare questo occorre una grande determinazione, impegni finanziari, progettualità e ovviamente serve anche la parte dello Stato. Noi ci siamo».
I rapporti con ArcelorMittal
«Dottoressa Morelli, saremo intransigenti», promette Conte rivolgendosi alla Ad di ArcelorMittal, presente al consiglio di fabbrica di lavoratori e delegati sindacali all’interno dello stabilimento siderurgico di Taranto. Ci sono anche il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, il sindaco di Taranto Rinaldo Melucci, la prefetta Antonella Bellomo, il presidente del Consiglio comunale Lucio Lonoce.
«Dovremo garantire gli obiettivi e fare in modo che i lavoratori vengano qui e che si sentano nelle condizioni di non creare un dramma familiare, che non vengano guardati in malo modo dai loro stessi parenti perché lavorano in uno stabilimento tossico e nocivo che crea problemi alla salute dei cittadini. Dobbiamo puntare a uno stabilimento innovativo a livello mondiale. Il signor Mittal ha sposato questo obiettivo».
Per Lucia Morselli la cassa integrazione ordinaria «serve quando ci sono cali di produzione occasionali e risponde a un bilanciamento dell’attività
produttiva, non ci sono altre motivazioni».
«Siamo nel pieno del negoziato», ribadisce Conte. «È una sfida molto difficile. E se la trattativa è ripresa non è per grazia ricevuta ma perché ci siamo difesi dicendo ad ArcelorMittal che per noi sarebbe stata la battaglia del secolo».
Non siamo così sprovveduti, non è che quando ArcelorMittal ha annunciato la volontà di lasciare Taranto «non ci siamo guardati in giro», dice il presidente del Consiglio. Ma «se oggi stiamo negoziando con ArcelorMittal è perché questa è la prospettiva più concreta che abbiamo per assicurare un futuro in termini di sostenibilità sociale, economico e nel diritto alla salute».
«Rivogliamo la nostra dignità»
«Non è bello dire ai figli: non possiamo comprare il regalo. Con la cassa integrazione lo stipendio non basta a coprire le spese. Rivogliamo la nostra dignità», dice un lavoratore al premie durante l’incontro al consiglio di fabbrica dello stabilimento siderurgico. Diversi lavoratori, scrive l’Ansa, su richiesta dello stesso presidente del Consiglio, hanno preso la parola manifestando preoccupazioni e dubbi in merito allo stato della vertenza.
«Dovete dare spiegazioni a chi ora è a casa perché in cassa integrazione», rilancia un altro operaio. «Dovete dare risposte ai lavoratori rimasti
con l’amministrazione straordinaria, dovete dare risposte all’indotto».
Per me «prima viene la salute dei figli, non avrei mai potuto marciare a Roma per difendere questo posto di lavoro», aggiunge un altro. «Qui molte bambine invece di giocare con le bambole, giocano con i braccialetti dell’ospedale».
In copertina il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, alla Caritas Diocesana dove con l’arcivescovo metropolita mons. Filippo Santoro ha condiviso la cena di Natale con le persone ospitate dalla struttura, Taranto, 24 dicembre 2019. ANSA/Ufficio Stampa Palazzo Chigi/Filippo Attili
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