M5s, Fico prepara la resa dei conti con Di Maio: «Facilitatori? Molti sono suoi»
Quello del Movimento 5 Stelle non è certo un periodo d’oro. Stagnazione nei sondaggi alla vigilia di due importanti amministrative, spaccature interne sempre sull’orlo di formarsi, esponenti che passano sui banchi dell’opposizione con gli ex alleati leghisti.
Chi conosce bene le fatiche dell’ormai partito è uno dei suoi membri storici, Roberto Fico, attuale presidente della Camera. In un’intervista al Fatto Quotidiano, ha affrontato il bilancio di fine anno (del biennio, meglio). «Nelle piazze delle sardine c’erano molti delusi dei 5 stelle», dice.
Tra gli aspetti deludenti più recenti, c’è di certo l’iter della Manovra, arrivata “blindata” in Aula – senza, cioè, la possibilità di essere ancora discussa – proprio come lo scorso anno.
«Per questo a gennaio proporrò a tutti i gruppi parlamentari una riforma per anticipare i tempi entro cui la legge va presentata in Parlamento», ha detto. «E bisogna interloquire con le istituzioni europee per anticipare la data in cui consegnare il progetto di bilancio».
Fico abbraccia anche la posizione del premier Giuseppe Conte, affermando che è necessario fare dei punti programmatici per affrontare il 2020 e portare a termine alcuni punti lasciati indietro nel corso degli anni. Il presidente della Camera cita su tutti il referendum sull’acqua pubblica, quello del 12 e 13 giugno 2011, attraverso il quale 26 milioni di italiani decisero che l’acqua non sarebbe dovuta essere fonte di profitto. «C’è bisogno di fare una legge apposita», dice.
Un nuovo, vecchio, Movimento
E a proposito delle battaglie lasciate indietro, da Fico arriva ancora un esame di coscienza in merito al percorso del movimento in questi due anni di governo: «Il M5S ha dovuto fare i conti con le trattative
con le altre forze politiche, con la gestione delle dinamiche parlamentari e con la complessità del lavoro quotidiano», dice.
«Abbiamo subito dei contraccolpi. Dobbiamo capire dove abbiamo sbagliato e cosa ha funzionato, e fare una sintesi». E aggiunge: «Bisogna uscire fuori dal verticismo», per recuperare la distanza tra Luigi Di Maio e gli altri esponenti del M5s.
Serve ben altro che i facilitatori locali, quelli previsti da Di Maio per la nuova fase del Movimento annunciata a luglio di quest’anno, e su cui molti esponenti hanno avuto da ridire per la troppa vicinanza a Casaleggio: «Alcuni dei facilitatori sono stati nominati da Di Maio», specifica Fico. «Oneri e onori su queste scelte sono suoi».
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