Lo aveva minacciato, poi preannunciato. Stasera il ministro dell’Istruzione si è davvero dimesso per protesta
Il ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti aveva detto fin da subito che nel caso in cui non ci fossero stati sufficienti stanziamenti alla scuola si sarebbe dimesso. Già dal 23 dicembre, giorno dell’approvazione della manovra alla Camera, gli era diventato chiaro che il risultato non era quello sperato, ma si è preso un paio di giorni per maturare la decisione.
Da fonti di agenzia stampa, pare che il ministro ufficializzerà domani mattina la sua rinuncia all’incarico, anche se avrebbe già consegnato la lettera di dimissioni al premier Giuseppe Conte.
I tre miliardi che il capo del Miur aveva definito come «la linea di galleggiamento» a fronte dei 24 necessari, non sono stati raggiunti nella finanziaria, e il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri aveva rimandato l’investimento nell’istruzione «alla prossima manovra».
Era stato il leader della Lega Matteo Salvini a lanciare la sfida al ministro M5s il 24 dicembre: «Speriamo che almeno uno mantenga la parola. Aveva detto che se non ci sarebbero stati tre miliardi di investimento si sarebbe dimesso. Ministro Fioramonti, dimettiti e togli il disturbo», aveva dichiarato.
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