La denuncia delle Sardine: multa di 4.000 euro a Natale per aver scioperato, colpa del dl sicurezza
Il desiderio di Natale delle Sardine? «Abrogate il decreto sicurezza». Lo scrivono con un post su Facebook gli amministratori della pagina ufficiale del movimento, ricordando che a Prato alcuni lavoratori si sono trovati in pochi giorni a dover pagare una multa di 4.000 euro a testa per aver scioperato lo scorso settembre contro l’azienda che da sette mesi non erogava il loro stipendio. Partecipando allo sciopero indetto da Si Cobas gli operai avrebbero bloccato una strada pubblica. «Sono gli effetti di quei “decreti sicurezza” che tra le tante virtù hanno quella di aver reintrodotto il reato di blocco stradale (depenalizzato nel 1999)», spiegano nel post le sardine. In effetti si tratta di una delle prime applicazioni della norma contenuta nel decreto sicurezza emblema di Matteo Salvini.
Anche i pastori sardi che protestavano contro il prezzo del latte, che sanziona chi «limita la libera accessibilità e fruizione» di «aree destinate allo svolgimento di fiere, mercati e pubblici spettacoli», ma anche zone di interesse turistico. «Insomma, uno dei tanti regali che la politica della demagogia e dell’odio è riuscita a farci spacciandolo sotto il nobile termine “sicurezza” che con quelle leggi non c’entra affatto. Ecco che allora il nostro Natale lo vogliamo passare con quei lavoratori e con le tante vittime, passate e future, di quei decreti vergognosi», scrivono le Sardine.
Secondo il sindacato, i ventuno lavoratori della tintoria Superlativa hanno scioperato anche contro «il lavoro nero, i turni di 12 ore per 7 giorni la settimana, la negazione delle ferie e delle malattie e di tutti i diritti minimi previsti dalle leggi italiane». La multa, notificata pochi giorni fa, sarebbe scattata perché nel protestare gli scioperanti avrebbero bloccato una strada. «Ma quella dove è avvenuta la manifestazione non è un’arteria di grande scorrimento e non è possibile pensare che quegli operai rappresentino una minaccia alla sicurezza» conclude Si Cobas.
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