A gennaio scadono 4,2 milioni di contratti. Quali sono le prospettive del mercato italiano?
Il mercato del lavoro italiano è fragile. Il quadro che emerge dall’undicesima edizione del Rapporto del Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro (Cnel) è chiaro: la nostra forza lavoro non è più competitiva rispetto agli altri Stati dell’OCSE.
A partire dal primo gennaio 2020 oltre 4 milioni di lavoratori si ritroveranno con il contratto scaduto. Sommati a quelli il cui rapporto di lavoro scadrà nel dicembre del 2020 la cifra sale a 6,5 milioni lavoratori: quasi la metà di tutti i dipendenti del settore privato italiano.
Un’altro dato allarmante che emerge dal rapporto del Cnel è l’elevato numero di dipendenti poco qualificati in Italia: 11 milioni di lavoratori non hanno infatti le competenze necessarie per adeguarsi alla nuova configurazione del mondo del lavoro.
Tra questi, il 52% sono uomini di età relativamente avanzata, la categoria meno in grado di adattarsi alle nuove sfide del mondo professionale. Quella che il Cnel definisce «fragilità del capitale umano» nel nostro Paese dipende da bassi livelli di scolarizzazione rispetto alla media OCSE ma anche la carenza di sbocchi professionali per i laureati tra i 25 ed i 35 anni. La possibilità di trovare un lavoro è più facile per i diplomati dei corsi di studio professionali che per i giovani laureati.
A peggiorare la posizione del capitale umano italiano contribuisce anche la persistenza di fenomeni come i Neet, i giovani non inseriti in percorsi educativi o professionali, che in Italia sono il doppio rispetto alla media europea.