Crisi Stati Uniti-Iran, il Giappone invia 260 soldati per proteggere le forniture di petrolio
La crisi Stati Uniti–Iran, riaggravata dopo l’uscita dall’accordo sul nucleare annunciato da Donald Trump nel maggio del 2018, si fa sentire anche in Giappone.
La nazione nipponica, preoccupata dalle crescenti tensioni nell’area, ha deciso di mandare dei soldati nel Mediterraneo per proteggere le proprie forniture di petrolio.
La missione d’intelligence
Il nuovo piano annunciato dal Governo, che durerà un anno a partire dall’inizio del 2020 e coinvolgerà circa 260 soldati, aerei di sorveglianza e un destroyer, avrà lo scopo di raccogliere informazioni nel Golfo di Oman, il Mar Arabico e lo stretto di Bab el-Mandeb che collega il Mar Rosso al Golfo di Aden.
Si tratta di una decisione piuttosto controversa visto che la Costituzione post-bellica del Giappone non permette il dispiegamento di forze militari se non per fini difensivi.
Il caso del golfo di Oman
Ma la decisione del gabinetto giapponese è stata motivata da una serie di incidenti e di conflitti che minacciano le vie marittime del Mediterraneo. Tra queste spunta l‘attacco nel Golfo dell’Oman, avvenuto nel giugno del 2019, a due petroliere – la Kokuka Courageous e la Front Altair – che trasportavano dei carichi destinati al Giappone.
Gli americani hanno accusato l’Iran di aver sferzato l’attacco alle petroliere giapponesi – invitando il Giappone ad associarsi a una risposta militare americana – accuse poi respinte dal regime degli Ayatollah.
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