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Paragone contro tutti: «Ecco i nomi di chi non rendiconta nel M5s. Ci sono ministre e presidenti di commissione… Di Maio dov’era?»

27 Dicembre 2019 - 15:28 Redazione
Presenterà un esposto ai probiviri, assicura il senatore dissidente, con «tutti i nomi di chi non ha restituito nulla o quasi»

È un fiume in piena Gianluigi Paragone, il senatore del Movimento 5 Stelle contro cui i probiviri del Movimento hanno recentemente aperto una procedura per il voto contrario alla manovra e prima ancora alla risoluzione della maggioranza sul fondo salva-stati

Dopo i giorni di tregua delle festività natalizie Paragone decide di tornare all’attacco del M5s e, come un fiume in piena, in un video su Facebook snocciola uno a uno i nomi dei grillini che non rendicontano più, sottolineando invece come lui sia in regola. 

«Ma il capo politico dov’è?, dice attaccando Luigi Di Maio. «Non lo sapeva, o ha fatto finta. Vero che c’è tempo fino al 31 gennaio, ma se a oggi sei ancora fermo a zero, forse qualche interrogativo»

Paragone continua così l’affondo iniziato subito dopo il voto in Aula alla Legge di Bilancio contro i pentastellati, in particolar modo contro il capo politico. «Mi fa un po’ tenerezza – ha dichiarato Paragone riferendosi al ministro degli Esteri – È come il povero Giacomo della Settimana Enigmistica. Non so neanche cosa dirgli. Il Paese non mi sembra che voglia questo governo e queste ricette. Fa anche tenerezza ormai per questa sua debolezza cronica».

I pentastellati “insolventi”: c’è anche l’ex ministro Fioramonti

Ecco l’elenco dei deputati che a detta di Paragone non rendicontano e quindi non restituirebbero parte di quanto percepito come parlamentari (come da regola del Movimento): «Acunzo, Aprile, Cappellani, Del Grosso, Dieni, Fioramonti, che lo hanno anche fatto ministro, Frate, Galizia, Grande, Lapia, Romano, Vacca, Vallascas». Poi ci sono i senatori presunte insolventi: «Anastasi, Bogo, Ciampolillo, Di Marzio, Di Micco, Giarrusso (Mario, ndr), Lorefice». Tutti, a detta di Paragone, «fermi a quota zero: non  hanno rendicontato nulla, non hanno restituito nulla». 

Presenterà un esposto ai probiviri, assicura l’ex direttore de La Padania, con «tutti i nomi di chi non ha restituito nulla o quasi». «Io rischio di essere espulso dal gruppo perché ho detto “no” e ai Probiviri piace molto il rispetto delle regole. Allora sarà bene che anche io chieda l’intervento dei Probiviri verso chi non ha pagato nulla», spiega.

L’attacco alle ministre Dadone e Catalfo e a Carla Ruocco

Il senatore poi sbotta: «Ci sono ministri, presidenti di commissione. Mi sono rotto le scatole della gente che predica bene e razzola male!». «Io – prosegue Paragone – sono uno dei pochi perfettamente in regola. Ma il capo politico dov’è? Non lo sapeva, o ha fatto finta. Vero che c’è tempo fino al 31 gennaio, ma se a oggi sei ancora fermo a zero, forse qualche interrogativo».

Paragone tira una stoccata a alcuni nomi di spicco del M5s, tra cui due ministre. La prima è Fabiana Dadone, ministra per la Pubblica Amministrazione: «È un po’ incompatibile (la sua posizione, ndr). Non puoi essere nel collegio dei probiviri ed essere anche ministro. Dadone è ferma a 5 mensilità. Te ne mancano un bel po’ figlia mia…».

Il senatore poi attacca la presidente della commissione Finanze Carla Ruocco e alla ministra del lavoro Nunzia Catalfo: «(Ruocco) è presidente della commissione Finanze e vuole andare a fare la presidente della commissione di inchiesta sulle banche… È ferma soltanto a tre mensilità. Allora, non puoi sorvegliare sui conti degli altri e non essere in regola con qualcosa di identitario rispetto al Movimento. E lo stesso vale per il ministro del Lavoro Nunzia Catalfo, ferma a due mesi…».

Buffagni: «Fioramonti si dimetterà, ma stop agli attacchi contro Di Maio»

E a fare da eco ai nomi diffusi da Paragone, anche il viceministro allo Sviluppo Economico Stefano Buffagni incalza sul tema, incrociando la polemica con la decisione dell’ormai ex ministro dell’Istruzione Fioramonti di abbandonare il dicastero affidatogli nel governo del Conte bis. «Fioramonti? Certo che si dimetterà – assicura Buffagni – non restituisce soldi dal dicembre 2018. Non sta quindi rispettando gli impegni presi con i cittadini in campagna elettorale e l’impegno che lui stesso ha accettato per candidarsi».

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Il deputato pentastellato tenta anche di porre un freno al fuoco amico contro Luigi di Maio: «Stop agli attacchi al capo politico».

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