Fine vita, Cappato: «Anche i preti mi scrivono per ringraziarmi. È stata lunga e non è finita»
«Mi hanno dato dell’assassino, mi hanno paragonato a Caronte. Dicevano che godevo a convincerli a morire per mettermi in mostra. Calunnie più o meno stupide, più o meno insidiose. Ma a poco a poco tutti hanno capito. E ora mi scrivono anche i preti per ringraziarmi». Sono queste le parole di Marco Cappato, tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni, dopo l’assoluzione decisa dalla corte d’Assise d’Appello di Milano per il suicidio assistito di Dj Fabo. «È stata lunga e dura. E non è certo finita», confessa nel corso di un’intervista a la Repubblica. «Non ho visto morire nessuno. Neppure Fabo. Aveva accanto la fidanzata e la madre. Con un cenno mi chiese di andarmene. Mi misi dietro la porta e gli sono grato per questo – racconta Cappato che poi cita l’ultimo sondaggio Swg sull’eutanasia, secondo il quale il 93% degli italiani – anche se in forme diverse – «è comunque con noi, favorevole all’eutanasia». «Evidentemente anche i cattolici», aggiunge con un tono di stupore riferendosi ai messaggi ricevuti dagli uomini di Chiesa. «Speriamo allora che il Parlamento si metta in sintonia con gli italiani e faccia una legge come chiede la Corte. I numeri ci sono».
Poi esprime dispiacere. Non tanto per la posizione della Lega e di Salvini «che condanna il suicidi di Stato», quanto per la posizione del Pd che non sembra essere chiara: Zingaretti, che si era apertamente schierato a favore di una legge per l’eutanasia, adesso in politichese dice: “Trovare una sintesi”. Infine, Cappato lancia un messaggio alle Sardine: «Essendo libere dalle necessità elettoralistiche, sarebbe un bel segnale se portassero in piazza anche il diritto a liberare dalla sofferenza il corpo fisico nel quale credono così tanto. L’uso del corpo per nobilitare la politica e il consumo del corpo per salvare la politica in Italia hanno avuto un nome, un cognome e due occhi stralunati: Marco Pannella».
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