Il neo ministro Manfredi rivendica già più fondi: «La ricerca non sia la Cenerentola del Paese»
Il nuovo ministro dell’Università e della Ricerca Gaetano Manfredi, da poche ore indicato al dicastero dal premier Conte, sembra non voler fare passi indietro rispetto alle richieste del suo (dimissionario) predecessore Lorenzo Fioramonti: più fondi per l’università e la ricerca.
Uno degli obiettivi del neo ministro sarà un «grande investimento sui giovani», affinché «le migliori energie italiane e anche estere trovino casa nei nostri atenei e nei nostri enti di ricerca». Manfredi, sulla questione delle risorse, avverte ai microfoni della Tgr Campania: «Servono più fondi, conosciamo bene la situazione difficile della finanza pubblica, ma università e ricerca non possono essere la Cenerentola del Paese».
Come rettore della Federico II, Manfredi ha tenuto a battesimo a Napoli la nascita della Apple Academy. «L’università – ricorda – è oggi un driver di primaria importanza per attrarre investimenti e creare occasioni di lavoro qualificate». Sulla scelta dei suoi collaboratori ha poi aggiunto: «Se mettiamo al centro la qualità delle persone non possiamo sbagliare. È la strada che intendo percorrere: su questo a volte mi si considera un po’ rigido, ma è un tema su cui non faccio negoziati. In condizioni sicuramente complicate – ha concluso – cercherò di fare il massimo per il nostro sistema».
L’annuncio dell’incarico di ministro dell’Università e Ricerca per Gaetano Manfredi è arrivato mentre l’accademico stava partecipando a un convegno, nell’aula magna dell’ateneo Federico II, ed è stata accolta dagli applausi dei colleghi e dall’abbraccio di Stefania Giannini Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca durante il governo Renzi.
«Sono rimasto molto sorpreso quando il presidente Conte mi ha chiamato per informarmi, ma sono felice – ha detto Manfredi – che l’annuncio avvenga oggi mentre sono tra persone che stimo, in quella che considero casa mia».
«Con Stefania – ricorda, rivolgendosi a Giannini – ho condiviso un lavoro molto positivo, come presidente della Conferenza dei rettori, quando lei era ministro. Affronterò questo nuovo impegno con grande responsabilità per rappresentare i bisogni del mondo dell’università e della ricerca, per ottenere risultati concreti nell’interesse degli studenti, dei ricercatori e di tutti i cittadini, rendendo sempre più questi settori fattore di sviluppo e di crescita per tutto il Paese. Dall’università ho ricevuto molto più di quanto le abbia dato, ora è il momento di restituire».
Oggi, il presidente del Consiglio durante la conferenza stampa di fine anno a Villa Madama ha annunciato che il dicastero di cui era titolare Fioramonti verrà diviso in due: a Lucia Azzolina sarà affidato il nuovo ministero della Scuola, mentre a Gaetano Manfredi quello dell’Università e della Ricerca.
Ad applaudire allo sdoppiamento è stato anche il ministro della Cultura Dario Franceschini, capodelegazione del Pd al governo: «Una scelta giusta separare Scuola da Università e Ricerca. L’accorpamento in questi anni ha rischiato di creare un ministero troppo grande, con difficoltà a seguire al meglio settori centrali come scuola ricerca e università».
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