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Ferrara, Cgil denuncia un carabiniere: «Ha negato le cure a un arrestato». Il caso è seguito da Ilaria Cucchi

29 Dicembre 2019 - 19:08 Redazione
Giorgio Feola, comandante delle forze dell'ordine, avrebbe anche firmato il foglio di rinuncia alle cure mediche al posto del paziente, dicendo: «Qui comando io»

L’avvocato Fabio Anselmo, legale della famiglia di Stefano Cucchi, ha ipotizzato i reati di violenza, minacce e interruzione di pubblico servizio nei confronti del maggiore dei carabinieri di Ferrara, Giorgio Feola.

A fornire i dettagli è Il Fatto Quotidiano. Il comandante delle forze dell’ordine è stato accusato dalla Cgil di essersi rifiutato di autorizzare le cure necessarie a un uomo di 30 anni in stato d’arresto: nonostante le insistenze del personale del 118 e del medico, Feola avrebbe impedito il trasporto al pronto soccorso dell’uomo, interrompendo così la terapia endovenosa.

Feola avrebbe inoltre intimidito gli operatori sanitari e avrebbe firmato al posto del paziente il foglio di rinuncia al ricovero. Ad occuparsi della vicenda è stato fin da subito Cristiano Zagatti, segretario della Cgil di Ferrara, e ora il caso è seguito anche da Ilaria Cucchi.

La vicenda

Attorno all’ora di pranzo dell’11 settembre 2019, la caserma di Copparo chiama il 118 per prestare soccorso al giovane arrestato, in preda a violenti conati di vomito e a dolori addominali. Arrivati sul posto, come riportato dai giornalisti del il Fatto Quotidiano che hanno letto il verbale, gli operatori sanitari lo trovano in ginocchio accerchiato da diversi carabinieri.

Fatti i dovuti accertamenti, i sanitari ritengono «indispensabile il trasporto al Pronto Soccorso di Cona, per il necessario iter diagnostico e terapeutico». Quel che ottengono è, però, un «secco diniego da parte dei militari», in quanto il comandante Feola «vieta espressamente il trasferimento».

Alla fine, l’unica soluzione concessa dai militari è quella di chiamare l’automedica, convinti che sia necessario «far praticare dal medico un’iniezione, poi refertare e chiudere la pratica». L’automedica arriverà però solo qualche ora dopo (attorno alle 16): una volta sul posto, anche il medico inisterà per trasportare il giovane in ospedale, somministrandogli intanto una «terapia idratante ed antimicotica».

I militari e Feola, che poco dopo arriverà sul posto, ribadiscono il no al trasferimento al pronto soccorso, e chiedono le generalità ai sanitari presenti. Feola ha poi fatto sospendere anche la terapia idratante e antimicotica dicendo: «Qui comando io». Il comandante ha poi firmato al posto del 30enne il rifiuto delle cure mediche.

Le dichiarazioni di Anselmo e Cucchi

«Quello che è successo è inspiegabile», ha dichiarato a il Fatto Quotidiano l’avvocato Anselmo. «La posizione in cui i sanitari hanno trovato il ragazzo, in ginocchio, piegato in due nel cortile, non fa presagire nulla di buono».

«Stupisce l’arroganza del comportamento messo in atto: è inammissibile e di una gravità inaudita, soprattutto dopo fatti come quelli di Stefano Cucchi, Carlo Magherini e Federico Aldrovandi, che dovrebbero far riflettere», ha continuato il legale.

«I carabinieri di Copparo – commenta sempre al Fatto Ilaria Cucchi – erano convinti che il 118 avrebbe obbedito ai loro ordini, che i sanitari non si sarebbero ribellati e quindi, se fosse successo qualcosa di irreparabile, ancora una volta si poteva dare la colpa a loro. Questo dimostra il senso d’impunità di questi militari ma, questa volta, gli operatori hanno ribaltato la situazione».

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