Rimborsi M5s, sommersa di critiche la deputata Ehm che posta foto alle Maldive ed è in ritardo con le restituzioni
È arrivata una mail nella casella dei parlamentari del Movimento 5 stelle. «Con colpevole ritardo», visto che mancano solo un paio di giorni alla fine di dicembre 2019: gli inadempienti che non hanno versato parte del loro stipendio da parlamentari, «devono farlo entro la fine dell’anno».
Non è questione di «impegno morale», ma di «una vera obbligazione giuridica», si legge nel corpo del messaggio. Ma la minaccia di ritorsioni non è un arma che il Movimento può sfoderare con troppa tranquillità: il rischio è che alcuni scontenti abbiano così la spinta definitiva per lasciare il M5s.
Ehm e le polemiche sotto il post
Al centro delle polemiche per la mancata restituzione di parte del proprio stipendio, la deputata Yana Chiara Ehm. Classe 1990, la portavoce del Movimento 5 stelle alla Camera ha postato su Facebook una sua foto in altalena dalle Maldive, dove si trova per le vacanze invernali. Alla base delle critiche, un ritardo di circa 10 mesi nelle restituzioni.
La spiegazione che la deputata dà per le mancate rendicontazioni, che ormai non vengono corrisposte da dieci mesi, è che «a causa di un problema tecnico non riesco a completare la rendicontazione del mese di febbraio, dirimente per poter procedere a tutti i mesi successivi», scrive. E aggiunge che «nemmeno i geni del web che lavorano per il Movimento non sono riusciti a risolvere il dilemma tecnico». «Ho sollecitato e interloquito più volte con il webmaster in merito, abbiamo tentato svariate soluzioni, ma – conclude – ancora il problema persiste».
Fioramonti: «Risentimento e imbarazzo»
Sulle multe che il Movimento potrebbe applicare ai parlamentari “insolventi”, ci sono seri dubbi di legittimità. Che sia una giustificazione o il vero motivo delle ritrosie, è la posizione dell’associazione Rousseau e di Davide Casaleggio a non rassicurare chi avrebbe dovuto versare parte del proprio stipendio.
«Sulle restituzioni c’è il risentimento dei parlamentari e l’imbarazzo dei gruppi dirigenti: il sistema è gestito da una società il cui ruolo rimane a tutti poco chiaro», ha spiegato l’ormai ex ministro dell’Istruzioni Lorenzo Fioramonti, il quale non ha ancora versato circa 70 mila euro.