In Evidenza Benjamin NetanyahuDonald TrumpGoverno Meloni
ATTUALITÀCorso FranciaGiovaniInchiesteIncidenti stradaliOmicidiOmicidi stradaliPietro GenoveseRoma

Tragedia di Corso Francia, cosa possono dirci le indagini (e le telecamere) a questo punto?

29 Dicembre 2019 - 17:27 Sara Menafra
Le immagini vengono esaminate in queste ore. Secondo le prime ricostruzioni l'auto viaggiava a circa 80 km/h

L’attesa è tutta per l’interrogatorio di garanzia calendarizzato per il prossimo 2 gennaio. Allora, Pietro Genovese – il giovane alla guida del suv bianco che ha falciato le 16enni Gaia von Freymann e Camilla Romagnoli – darà la sua versione dei fatti sull’incidente stradale della notte del 21 dicembre e per il quale è agli arresti domiciliari. Nel frattempo, però, proseguono le verifiche su quanto accaduto quella notte. Anche se molto è stato detto in questi giorni, non tutto è chiaro e provato, anzi.

Le telecamere

Solo nelle ultime ore sono state acquisite dalla polizia municipale i video delle telecamere della zona che potrebbero aver ripreso, se non l’attimo dell’impatto, quello che è accaduto prima e dopo. Potrebbero confermare a quanti metri le ragazze sono state “proiettate” dopo che il suv di Genovese le ha investite, un elemento determinante per provare l’effettiva velocità a cui viaggiava la vettura. E potrebbero dire in che punto esattamente hanno attraversato Corso Francia. L’avvocato della famiglia Romagnoli ha più volte escluso che stessero attraversando in modo spericolato per rispondere a un presunto gioco in voga nel quartiere: «Teniamo a dire che è falso che il gruppo degli amici di Camilla avesse l’abitudine di svolgere quel fantomatico gioco del semaforo rosso di cui qualcuno ha parlato», ha detto Cesare Piraino. 

Il semaforo

Proprio il luogo esatto dell’attraversamento è, a questo punto, tra gli elementi dirimenti. Sebbene sembri accertato che Camilla Romagnoli e Gaia von Freymann siano passate col rosso per i pedoni, sarà importante sapere se fossero sulle strisce pedonali oppure, come sostiene un testimone, abbiano attraversato superando un guardrail. Il loro attraversamento ha rappresentato, scrive il gip Bernadette Nicotra, una «condotta vietata, incautamente spericolata, così concorrendo al sinistro stradale». Ma quale peso abbia questo “concorso” è il punto determinante che dovrà affrontare l’inevitabile processo.

La velocità

Altro fattore tutto da chiarire è la velocità a cui viaggiava il suv di Genovese. Nell’omicidio stradale infatti, l’elemento determinante è il cosiddetto “dolo eventuale”: chi è alla guida non “vuole” (dolo specifico) uccidere il pedone, ma quando è imprudente (mettendosi alla guida in stato di ebbrezza, accelerando oltre i limiti o, in altri casi, ad esempio guidando a fari spenti) secondo il codice penale è come se “calcolasse” che ci potrebbero essere delle conseguenze e decidesse di agire comunque. Se lo stato di ebbrezza di Genovese è ormai accertato, così come è stato escluso che agisse sotto effetto di stupefacenti, la velocità ci dirà se avrebbe potuto evitare la tragedia o se anche una persona perfettamente sobria e a velocità entro i limiti non avrebbe comunque potuto “salvare” Gaia e Camilla. Il gip ha già detto che il ragazzo viaggiava ad una velocità «verosimilmente di gran lunga superiore al limite massimo consentito (50 km/h)». Non si è sbilanciata sul quanto, tant’è vero che al momento – in attesa delle perizie – l’andatura è stata esclusa dalle circostanze aggravanti del reato. Secondo le prime ricostruzioni, che andranno riscontrate, l’auto viaggiava ad una velocità di 80 km/h.

Leggi anche:

Articoli di ATTUALITÀ più letti