Le false citazioni di Christine Lagarde contro gli anziani
Il 28 dicembre 2019 un utente su Twitter pubblica un meme su Christine Lagarde, Presidente della Banca centrale europea, in merito agli anziani: «Gli anziani vivono troppo e sono pericolosi per l’economia mondiale».
Non è la prima volta che vengono attribuite parole simili a Christine Lagarde, il 14 aprile 2019 circolava un altro meme simile: «Gli anziani vivono troppo e questo è un danno per l’economia mondiale, dobbiamo fare qualcosa e ora».
Contropiano, giornale comunista online, pubblicò il 13 aprile 2016 un articolo dal titolo «La ricetta del Fmi per la crisi: “dovete morire prima”». Nella foto dell’articolo c’era proprio Christine Lagarde:
Una storia che va avanti dal 2012
Non è affatto come la «raccontano» i meme. La fonte da tenere in considerazione è il «Global Financial Stability Report», pubblicato dal Fondo monetario internazionale nel 2012, dove a pagina 8 e 9 leggiamo:
A longevity shock of three years would add nearly half to these cumulative costs of aging by 2050. A three-year shock approximates the average underestimation of longevity in the past. Using the same calculation as in the previous paragraph, in the baseline aging scenario the additional cost of providing all individuals of age 65 with a 60 to 80 percent replacement rate for those additional three years adds about 1.5 to 2.0 percentage points of GDP to the annual cost of aging in advanced economies in 2050, and 1.0 to 1.3 percentage points of GDP in emerging economies. These annual increments imply a cumulative cost of about 50 percent of 2010 GDP for the advanced economies and about 25 percent of 2010 GDP for the emerging markets—in each case adding nearly half to the cost of aging.
In sintesi, secondo il report la vita media nel 2050 si allungherà e il costo «dell’invecchiamento» dovrebbe aumentare del 50% rispetto all’attuale. Non si tratta di una citazione vera e propria di Christine Lagarde, ma le viene attribuita essendo all’epoca direttrice del Fondo monetario internazionale. Il tema era quello della longevità e di come, a livello economico, bisognava fronteggiare il fenomeno, ma da nessuna parte si è detto o scritto, ovviamente, che gli anziani devono «morire prima».
Le forzature del messaggio
Non ci vuole il Fondo monetario internazionale per scoprire che l’aspettativa di vita è aumentata. Nell’aprile 2012 leggiamo su Epicentro un articolo dal titolo «L’invecchiamento della popolazione: opportunità o sfida?» dove vengono riportati dati simili:
Il progressivo invecchiamento della popolazione è ormai noto a tutti, esperti e non. Ciò che colpisce maggiormente nel panorama del 21° secolo è il fatto di assistere a una ridistribuzione demografica senza precedenti, in cui entro il 2050 la proporzione di anziani tenderà a raddoppiare, passando dall’11% al 22% della popolazione totale. Nei prossimi 5 anni, per la prima volta nella storia dell’umanità, il numero di individui di età uguale o superiore a 65 anni supererà quello dei bambini al di sotto dei 5 anni. L’incremento della popolazione anziana sarà più evidente nei Paesi in via di sviluppo, ma soprattutto nei Paesi industrializzati il segmento di popolazione che aumenterà maggiormente sarà quello degli ultraottantenni, il cui numero assoluto, entro il 2050, risulterà praticamente quadruplicato
Mentre l’articolo di Epicentro tratta la questione sanitaria, da parte del Fondo monetario internazionale l’attenzione è rivolta ai governi per «avvisarli» del problema che potrebbe a colpire i loro bilanci tanto da poterne minare la sostenibilità. Soluzioni? Qualche suggerimento da parte del Fondo monetario internazionale, come intervenire sull’aumento dell’età pensionabile.
Conclusioni
Stiamo parlando di citazioni distorte e attribuite forzatamente a Christine Lagarde, il tutto per farla passare come «un mostro che odia gli anziani». Da nessuna parte del report del Fondo monetario internazionale si punta il dito in maniera negativa contro gli anziani, al contrario si cerca di affrontare una questione evidente e che non bisogna sottovalutare al fine di poter garantire a tutti, non solo agli anziani, una stabilità statale tale da non creare ulteriori e peggiori disagi.