Caso Ghosn, la Turchia apre un’indagine. Mentre dalla Francia arriva il via libera: «Non lo estraderemo»
Si aggiungono nuovi dettagli alla fuga dell’ex presidente di Nissan-Renault Carlos Ghosn. Dopo essere scappato dal Giappone, per arrivare in Libano lo scorso 31 dicembre dalla Turchia, Ankara ha aperto un’indagine sul passaggio dell’ex presidente del gruppo automobilistico. Secondo i media turchi, alcune persone sono già state arrestate e interrogate.
Ghosn, nato in Brasile da una famiglia di origine libanese e cresciuto poi in Francia, possiede il passaporto di tutti e tre Paesi. Dettaglio che gli avrebbe permesso di entrare a Beirut, come riferiscono le autorità libanesi, con documenti di espatrio validi.
Il Paese dei cedri non ha inoltre accordi di espatrio con il Giappone, motivo per cui la scelta di Ghosn sarebbe ricaduta proprio sul Libano. Ora, anche la Francia, Paese dove Ghosn ha studiato, ha fatto sapere che non lo estraderà nel caso arrivasse a Parigi.
Tuttavia, secondo la ricostruzione del New York Times, vi sarebbero delle incongruenze con quanto dichiarato da Beirut sulla validità del passaporto. Lo stato di libertà vigilata a cui era sottoposto Ghosn in Giappone lo aveva costretto a consegnare i documenti al suo avvocato, ragion per cui l’arrivo di Ghosn in Libano sembra essere stato facilitato da un lascia passare degli agenti locali.
L’ex presidente era stato arrestato in Giappone nel novembre del 2018 con l’accusa di frode industriale e fiscale. Dopo diversi mesi in carcere a Ghosn era stata concessa la libertà vigilata, un provvedimento che gli impediva di usare internet e di chiamare la moglie più di una volta a settimana.
Ghosn ha ammesso di essere fuggito dal Giappone, non per evitare il processo, ma per scappare «dall’ingiustizia del sistema giapponese», che secondo l’ex dirigente non gli avrebbe permesso di difendersi adeguatamente.
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