Il raid Usa in Iraq divide i leader sovranisti. Salvini esulta, Meloni lo gela: «Fase complessa: no al tifo da stadio»
È sul raid americano che ha ucciso il generale iraniano Quassem Soleimani che si divide ancora una volta il fronte sovranista italiano. Come tre giorni fa, quando Giorgia Meloni aveva espresso il suo apprezzamento per il discorso di fine anno di Sergio Mattarella, a differenza di Matteo Salvini che ha criticato il Capo dello Stato per lui troppo «mellifluo».
Stavolta è la politica estera a dividere i due leader sovranisti, con Salvini che esulta per il raid americano, per il quale «donne e uomini liberi devono ringraziare il presidente Trump e la democrazia americana per aver eliminato uno degli uomini più pericolosi e spietati del mondo, un terrorista islamico – dice il leader della Lega – un nemico dell’Occidente, di Israele, dei diritti e delle libertà».
E invece Meloni invita la prudenza per la «complessa questione mediorientale, in cui si innesta la rivalità tra Iran e Arabia Saudita». Una situazione che «non merita tifoserie da stadio, ma necessità grande attenzione».
Al messaggio sintetico di Salvini, Meloni ha risposto con una riflessione più ampia sui suoi canali social, invocando anche l’intervento dell’Unione europea che con l’Italia «dovrebbero fare tutto il possibile per favorire un percorso di pacificazione dell’area che garantista la sicurezza di Israele ma anche la lotta senza indugi agli integralisti islamici dell’Isis, e non solo, che hanno insanguinato il Medio Oriente e fatto strage delle minoranze etniche e religiose, soprattutto cristiane».
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