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La parola della settimana: brindisi

03 Gennaio 2020 - 18:01 Felice Florio
Dall'Iliade agli scritti di Sant'Ambrogio, sollevare un bicchiere per celebrare qualcuno o qualcosa è un gesto che si tramanda da millenni. Da dove deriva la parola "brindisi" e perché è così importante nella nostra cultura?

Che si facciano sfiorare i bicchieri o semplicemente si finga il tocco – dipende dalla scaramanzia e dalle usanze di ciascuno -, che si poggi la base del calice sul tavolo o si fissi negli occhi il commensale, il brindisi è un usanza millenaria che non conosce latitudine. Ha una costante tecnica, ovvero ci deve essere una bevanda – generalmente alcolica – nel bicchiere, e una costante quasi spirituale: l’augurio, la celebrazione di qualcosa o di qualcuno attraverso la bevuta.

Nel periodo di festa che parte dalla vigilia di Natale e arriva all’Epifania, la percentuale di brindisi aumenta e, inconsapevolmente, si rievoca una tradizione millenaria ignorata da molti. Nel corso della storia, l’atto di bere ha sempre assunto una nota laudativa. Da rito propiziatorio nell’età del Bronzo a cerimoniale religioso durante il Medioevo, il brindisi ha avuto diverse accezioni marcando alcuni tra i momenti più importanti della vita dell’uomo.

L’origine della parola

Le leggende che associano la parola “brindisi” al nome del capoluogo di provincia pugliese sono false. La città di Brindisi deve il suo toponimo al termine “brunta” o “brunda”, vocabolo in uso tra i messapi, antico popolo pugliese, e che significa “testa di cervo”, con probabile allusione alla geografia del luogo. Il brindisi che riguarda vino e bollicine, invece, deriva da una locuzione del tedesco antico, “bring dir’s”, traducibile con “io porgo a te”.

L’espressione, che costituiva una forma di saluto, è stata diffusa dai lanzichenecchi alle truppe spagnole durante l’epoca rinascimentale: i soldati iberici la tradussero in “brindis” e, sotto questa forma, il termine giunse in Italia. Oggi, nel nostro Paese, l’alternativa più comune a “brindisi” e “cin cin”: l’espressione, indubbiamente onomatopeica, ha invece origini cinesi. “Qǐng qǐng”, traducibile con “prego, prego”, è il saluto usato tra i marinai di Canton, capoluogo della provincia di Guangdong, importato in modo scherzoso nei porti europei.

Dai primitivi all’età Classica

L’usanza di invitare a bere qualcuno o di alzare il bicchiere in forma augurale era presente già nelle popolazioni primitive. Gli storici hanno ricostruito che era d’uso comune che il proprietario della bevanda la sorseggiasse per primo: ciò serviva a dimostrare che si stava condividendo un bene di qualità. La coppa veniva passata in un secondo momento all’invitato. Molteplici, poi, i testi che raccontano l’usanza del brindisi in epoca Classica.

Nei poemi omerici gli eroi sono spesso rappresentati nell’atti di bere gli uni alla salute degli altri, “δειδέχατ’ ἀλλήλους”. Tra le cerimonie degli antichi greci era anche molto diffusa quella della filotesia, “ϕυλοτησία”, che consisteva nel sollevare una coppa in onore di un amico. Queste usanze furono importante dai romani: nell’antica Roma divenne celebre il “bibere graeco more”, letteralmente “bere secondo il costume greco”. L’antenato del nostro “brindisi”, ovvero la formula che anticipava il sollevamento del bicchiere, prese il nome di “propinatio”.

Dai romani al cristianesimo

“Propino tibi salutem plenis faucibus”, era una delle formule di accompagnamento alla bevuta che troviamo negli scritti di Plauto. Ma i riferimenti presenti negli autori latini sono così tanti che permettono di ricostruire anche alcune usanze particolari. Ad esempio, leggendo Marziale, scopriamo che i romani, per onorare la persona citata nel brindisi, dovevano bere tanti ciati (unità di misura che corrisponde a circa 5 centilitri) quante erano le lettere del nome dell’individuo da celebrare.

Un’altra maniera di brindare alla romana la troviamo nell’Ars amandi di Ovidio. L’autore scriveva che l’uomo, dopo aver bevuto la sua parte e prima di passare la coppa alla donna, doveva bagnare il dito nel vino e scrivere il nome della commensale sulla tavola. Successivamente, il cristianesimo inglobò nei suoi riti l’atto di brindare. Resta dominante nella liturgia cristiana la libagione, ovvero l’offerta sacrificale di bevande, ma Sant’Ambrogio ad esempio scrive di un uso particolare dei cristiani della prima ora. Bibere in amore sanctorum vel animae dejuncti, ovvero sollevare i bicchieri non tanto per celebrare la salute dei vivi, ma per onorare la memoria dei santi e dei defunti.

Oggi

La tradizione del brindisi ha importanti aderenze anche nei Paesi nordici e varia da continente a continente. Ha impregnato le leggende locali e i costumi sociali: le tradizioni ancestrali legate al brindisi si sono tramandate, trasformandosi, fino a plasmare la concezione odierna del convivio. Oggi, come migliaia di anni fa, è impensabile celebrare qualcuno o qualcosa senza sollevare il bicchiere e augurare salute, fortuna e amore alle persone più vicine.

La tradizione italiana più diffusa vuole che si rispettino alcune semplici regole per svolgere un brindisi degno di nota. Tuttavia, ognuno ha – fortunatamente – le proprie usanze e la propria scaramanzia. Noi abbiamo individuato qualche norma di buon gusto che potrebbe essere utile per brindare con stile:

  • La tradizione vuole che sia il padrone di casa a orchestrare il brindisi. Se ci si trova in un luogo pubblico, spetta allora alla persona più autorevole recitare un discorso, portando in alto il bicchiere, per un secondo, con la mano destra e, nel caso l’augurio sia rivolto a una persona presente, rivolgendole lo sguardo;
  • Se nel bicchiere c’è acqua, non si brinda: svilisce il momento e, secondo alcuni, fare il brindisi con bevande analcoliche porterebbe sfortuna. Stessa regola vale nel caso in cui il bicchiere sia vuoto: se il brindisi è iniziato, è meglio tenere il calice basso. Infine, chi recita il discorso non deve mai augurare salute, fortuna e amore a sé, ma deve rivolgere il brindisi sempre agli altri;
  • La tradizione più elegante vorrebbe che il fatidico tocco dei calici sia semplicemente simbolico: chi è fanatico dello stile ricorda che è bene levare i calici, porgerli verso i destinatari del brindisi, al massimo guardarsi intensamente negli occhi e poi fermarsi. Ma questa come tutte le altre norme decadono nel momento in cui la gioia e l’allegria prendono il sopravvento: si parta con incroci di braccia acrobatici e schizzi di bevande ovunque. Alla salute!

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