Di Maio e Salvini litigano sulla Libia. Il leghista: «Colpa mia? Basta con questo ritornello»
La situazione in Nordafrica e in Medio Oriente si fa esplosiva e i leader del Movimento 5 stelle e della Lega si imputano colpe e responsabilità a vicenda. Tutto parte da un’intervista di Luigi Di Maio al Fatto Quotidiano: il capo della Farnesina parla di «responsabilità dirette» di Matteo Salvini nella gestione del caso libico. «Da ministro degli Interni – dice -, avocò totalmente a sé il dossier libico, puntando solo sull’immigrazione per farne un tema da campagna elettorale». «Una scelta del tutto sbagliata – chiosa Di Maio, il quale invita Salvini – a non dare lezioni, perché la sua unica preoccupazione era non far partire migranti». Il ministro degli Esteri, soffermandosi sulla guerra in corso tra il generale Khalifa Haftar e il presidente Fayez al-Sarraj, avverte: «Il vero punto è che un conflitto si aggrava quando arrivano le interferenze esterne, e dobbiamo lavorare innanzitutto su questo. Ma noi parliamo anche con Haftar. Dopodiché perché si sblocchi la situazione è fondamentale che si parlino Stati Uniti e Russia». Dopo aver affermato che l’obiettivo dell’Italia è di «ricondurre tutti gli attori che hanno influenza su questo scenario, dalla Turchia alla Russia fino all’Egitto e agli Stati Uniti», Di Maio conclude sottolineando un aspetto di questa fase della diplomazia internazionale: la politica «non si fa con i post e con i tweet – ma tenendo – un profilo basso».
La replica di Salvini
«Quindi è colpa di Salvini anche a gennaio 2020? Sono al governo da questa estate, è un pò noioso questo ritornello». Risponde così il segretario della Lega attraverso i microfoni di Radio24. «Fino ad agosto l’interlocutore primo per la Libia era l’Italia. Se non sono capaci a fare i ministri – l’accusa è rivolta a Di Maio -, facciano altro nella vita». «Io – sostiene Salvini, riferendosi al ruolo del ministro degli Esteri – sarei in Libia, non a Palazzo Chigi a parlare di legge elettorale con Zingaretti. E poi se dai ragione a uno il lunedì e all’altro il martedì, finisce che fai incazzare tutti e due e poi succede che chiamano i turchi». Durante l’intervista, il capo della Lega rilancia il tormentone “è colpa di Salvini” che spesso utilizza sui social e nei talk show per rispondere alle accuse che gli muovono gli avversari politici: «mettono le tasse su tutto ed è colpa di Salvini, firmano il Mes ed è colpa di Salvini, aumentano gli sbarchi ed è sempre colpa di Salvini».
La questione russa
Non dei presunti fondi russi girati alla Lega, ma di cooperazione con il Cremlino parla Salvini a Radio24, spostando lo scenario dal Nordafrica a Oriente: «Da anni dico che le sanzioni alla Russia non servivano, che era meglio avere Putin come amico che alleato alla dittatura cinese, ci hanno messo qualche anno: meglio tardi che mai». Il riferimento è alle dichiarazioni di Franco Frattini. Il due volte ex ministro degli Esteri dei governi Berlusconi ha confidato alla Stampa che Di Maio avrebbe chiesto all’Alto rappresentate Ue Josep Borrell di ridiscutere le sanzioni alla Russia. «A noi la Russia serve moltissimo per difendere i nostri interessi nazionali – ha sottolineato Frattini -. Di Maio ha fatto un passo molto importante con Borrell. Un passo che avremmo dovuto fare tre, quattro anni fa. Noi avremmo dovuto dire basta con le sanzioni». Frattini, papabile per l’incarico di inviato speciale dell’Italia in Libia, ha aggiunto: «Gli americani avevano detto “bravi, occupatevi della Libia”, ma poi ci hanno lasciato soli. Ecco perché dobbiamo ridiscutere con la Russia, rimettendo in discussione le sanzioni economiche, e anche con la Turchia. L’8 gennaio a Sochi si incontreranno Putin, che sostiene Haftar, ed Erdogan, che ha mandato i suoi soldati in difesa di Sarraj: decideranno il futuro della Libia, come hanno fatto per la Siria».
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