Attacco alle basi americane. La rivendicazione dell’Iran: «La feroce vendetta è iniziata»
L’attacco delle 1.20 dell’8 gennaio alla base americana di al Assad, in Iraq, è stato rivendicato dal Corpo delle Guardie Rivoluzionarie come rappresaglia per l’assassinio del generale iraniano Qassem Soleimani, ucciso in un raid americano all’aeroporto di Baghdad lo scorso 3 gennaio.
«Un’Umma islamica in lutto, una grande nazione e un martire dell’Iran», si legge nella lettera diffusa dalle Guardie Rivoluzionarie. «È giunto il momento di mantenere la promessa in risposta alle operazioni criminali e terroristiche degli invasori americano e al malvagio assassinio dell’eroe e al martirio e sacrificio del comandante delle Forze Quds, il Corpo speciale dei Guardiani della rivoluzione».
Nel comunicato, le Guardie tracciano i motivi dietro alla reppresaglia, un’operazione che prende il nome di «Soleimani Martire». «Il corpo delle Guardie rivoluzionarie – si legge – si congratula con l’Umma islamica per questa grande vittoria».
Le Guardie delineano quattro punti, tutti riferiti a Washington: «Avvertiamo il Grande Satana, il vizioso e arrogante regime americano che qualsiasi ulteriore violazione provocherà una risposta più dolorosa e crudele».
«I governi che hanno concesso le loro basi al governo degli Stati Uniti sono avvertiti che a qualsiasi atto contro la Repubblica Islamica dell’Iran seguirà una risposta».
«Non consideriamo in alcun modo il regime sionista – continua la lettera – diverso dal regime americano in questi crimini compiuti».
«Esortiamo il popolo americano a chiedere alle truppe americane di ritirarsi dalla regione per prevenire ulteriori vittime e di non permettere che le vite dei suoi militari vengano ulteriormente minacciate dal crescente odio anti americano», concludono le Guardie.
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