Iran, architetto issa bandiere bianche sui siti Unesco “minacciati” da Trump
C’è un architetto iraniano, il suo nome è Mohammad Hassan Forouzanfar. E come molti di noi possiede un suo profilo Instagram che usa per condividere istanti della propria vita ma anche scatti legati alla professione che esercita.
Da un paio di giorni quel profilo fa il boom di visite e grazie al potere del passaparola, la sua ultima galleria fotografica sta diventando virale.
Mohammad ha preso in prestito – post producendole sui toni del rosa e dell’azzurro, quasi a volerle rendere ancora più poetiche – le foto di 10 dei 24 siti Unesco che Trump ha minacciato di bombardare, giorni fa, se Teheran avesse pensato a una rappresaglia contro gli Usa, e per ognuna di queste foto ha fatto una piccola modifica, ma efficace.
Ha issato una bandiera bianca, tramite di un fotomontaggio. Un simbolo di facile comprensione, candido, e che comunica un messaggio universale: tregua e protezione per i simboli della conoscenza umana.
Ed ecco che dalla moschea di Sheikh Lotfollah di Isfahan al sito archeologico di Pasargade, vicino Parsepoli sventolano bandiere bianche; come dal Tempio zoroastriano di Yazd alla tomba del celebre poeta persiano Hafez.
Il messaggio di Mohammad
«L’Iran ha una cultura liquida», scrive l’architetto nel post che accompagna le foto. «Dall’esercito romano ai mongoli e passando da altre religioni», la cultura iraniana mescola, stratifica il passato di altre civiltà. Questo la rende una delle culture più complesse ma anche più ricche al mondo.
«Ariasasp Dadbeh afferma che l’Iran è stata una fra le tre o cinque culture più produttive, tra le prime civiltà. È la sua produttività che le ha impedito di cercare guerre nella storia. Perché il signore della guerra non ha nulla da perdere e la sua inesperienza lo rende irresistibile. Ma l’Iran ha sempre avuto molto da perdere e si è sempre preoccupato di proteggerlo. Questi pezzi di pietra e di mattoni portano con sé la nostra cultura, ma non sono la cultura stessa. Possono essere distrutti con cannoni e carri armati, ma non con la cultura stessa. Essere iraniani è nella nostra memoria collettiva, nella nostra lingua e letteratura, nel nostro modo di pensare, nella nostra visione e attitudine, nelle nostre forme di felicità e di lutto. L’Iran ha accumulato livelli reali e simbolici, per molti millenni. Quindi la sua morte richiede tempo, come la sua nascita ed evoluzione».
Immagine in copertina: Mohammad Hassan Forouzanfar
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