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Prescrizione, legge elettorale, referendum sul taglio dei parlamentari e rimborsi: tutti (o quasi) i nodi della maggioranza

09 Gennaio 2020 - 16:43 Angela Gennaro
Cos'è il cosiddetto Brescellum, l'ultima proposta di legge elettorale che potrebbe bloccare il referendum sul numero di parlamentari

Un consiglio dei ministri convocato per le 16. Prima, il vertice tra Luigi Di Maio e Giuseppe Conte su Iraq e Libia. Poi un altro vertice: quello su prescrizione e giustizia, e alle 20 l’assemblea di tutti i parlamentari grillini sulla questione rimborsi, alla presenza del capo politico, tornato dalle missioni in Italia da Egitto e Algeria. È un rientro pieno di insidie quello della maggioranza di governo, tra fibrillazioni e novità sulla legge elettorale e il referendum sul taglio dei parlamentari ormai a rischio. Un “posticipo” causato dalla crisi internazionale Usa-Iran, e che vede oggi, 9 gennaio, in agenda tutti i nodi della maggioranza.

Il cdm e il vertice sulla prescrizione

Il Consiglio dei ministri convocato per le 16 a Palazzo Chigi – subito dopo il vertice in corso su Libia e Iraq tra Conte e Di Maio – e ora in corso, ha all’ordine del giorno l’istituzione, tra l’altro, del ministero dell’Istruzione e del ministero dell’Università e della ricerca annunciate dopo le dimissioni di Lorenzo Fioramonti. Poi, alle, 18 il vertice sulla prescrizione. «Crediamo che in un Paese civile si debbano avere tempi certi sui processi», dice il segretario del Pd Nicola Zingaretti, tracciando la linea di demarcazione (almeno teorica) con gli alleati di governo dei 5 Stelle. «Questo è giusto per gli imputati, che se colpevoli devono essere condannati, ma anche per le vittime che hanno diritto ad una giustizia in tempi umani. Il presidente Conte si è incaricato di produrre un compromesso e noi abbiamo fiducia nel suo lavoro».

Il taglio dei parlamentari

Nel frattempo, a sorpresa, alcuni senatori – almeno 4, il numero non è chiaro – hanno ritirato la propria firma dalla richiesta di Referendum Costituzionale sul taglio dei parlamentari. Mancano quindi 4 delle 64 firme necessarie per chiedere il referendum, da depositare in Cassazione entro domenica 12 gennaio. A sfilarsi, senatori di Forza Italia, dell’area vicina a Mara Carfagna, guidati da Massimo Mallegni – insieme a lui Franco Dal Mas, Barbara Masini e Laura Stabile. Andrea Cangini di Forza Italia, uno dei tre parlamentari delegati al deposito in Cassazione, dopo l’iniziativa partita dalla fondazione Einaudi, assicura che sarà preso un nuovo appuntamento entro il 12 gennaio, termine ultimo. «Altri senatori si stanno aggiungendo per cui per correttezza abbiamo chiesto alla Cassazione uno slittamento», spiega Cangini.

«Non mi va che quel referendum venga strumentalizzato e associato al voto anticipato come un escamotage per salvare le poltrone», spiega per esempio la senatrice forzista Barbara Masini. «Nè voglio essere associata a chi pensa questo. Io andrei a votare domattina anche se perdessi il mio seggio». «Avevo firmato la richiesta di referendum ritenendo fosse giusto sottoporre la riforma all’esito popolare, ma c’è il sospetto che si usi la dilatazione dei tempi in caso di referendum come un trucchetto, visto che se si andasse a elezioni anticipate, si voterebbe per eleggere il vecchio numero di parlamentari. Questa è una manovra di palazzo a cui non mi presto», dice Laura Stabile.

«In queste ore il Pd cerca di convincere i propri firmatari che non c’è bisogno del referendum visto che sta ottenendo in cambio una legge proporzionale con un alto sbarramento», attaccano dal Partito Radicale Maurizio Turco e Irene Testa. «Ricordiamo al Pd, che per 3 (tre) volte ha votato per la riduzione dei parlamentari, che le proprie motivazioni non erano legate all’incrocio con la legge elettorale ma con la Costituzione. Del M5S, tranne rarissime e le lodevoli eccezioni di Gregorio De Falco, Paola Nugnes e Carlo Martelli, sappiamo; oggi la novità che i carfagnani non sono una novità».

Il Partito Radicale si appella a Matteo Salvini: «Ha tenuto a riaffermare di essere sempre favorevole ad ascoltare il popolo. Di fronte a quello che sta accadendo in queste ore in cui si salda l’asse antipopolare e antireferendario Carfagna-Di maio-Zingaretti- chiediamo a Matteo Salvini e ai Senatori della Lega di consentire la tenuta del referendum», dicono Turco e Testa. Il ritiro «di queste firme» è «una vera e propria manovra di palazzo», dice Gregorio De Falco a Open. «È successo che si sono trovati in difficoltà, probabilmente. Qualche parte di Forza Italia ha forse revocato la libertà di mandato e accorciato il guinzaglio di questa gente», attacca. «Avevano firmato, sapevano già qual era il quadro giuridico di riferimento. Se ne accorgono ora?».

De Falco se la prende con i delegati tra cui il forzista Andrea Cangini: «I soggetti delegati alla mera consegna del registro con le firme autenticate dalla segreteria generale del Senato – avrebbero dovuto portare questo registro oggi in Cassazione, come certificato ieri dalla segretaria generale del Senato», dice l’ex senatore 5 Stelle a Open. «Qualcosa, qualcuno è intervenuto in maniera indebita e ha interrotto questo procedimento. Non c’è alcuna autonomia discrezionale in capo ai delegati. E i senatori potevano ritirare le firme fino a che erano in tempo: non oggi, ma ieri, al momento della certificazione in Senato».

La legge elettorale

L’aula di Montecitorio durante il voto di fiducia sulla legge di bilancio, Roma, 23 dicembre 2019. ANSA/Riccardo Antimiani

Il punto è che nel frattempo c’è l’accordo sulla legge elettorale: contrario solo Leu. È il Brescellum, ed è la proposta di legge elettorale depositata dal 5 Stelle Giuseppe Brescia e su cui lavorerà la commissione affari Costituzionali della Camera da lui stesso presieduta. «Un buon punto di partenza che raggiunge gli obiettivi indicati nel programma di governo. Cioè, assicurare una rappresentanza adeguata ai territori e la salvaguardia del pluralismo politico», dice il vicesegretario Pd Andrea Orlando. Addio ai collegi uninominali del Rosatellum: la proposta prevede una soglia di sbarramento al 5% e un meccanismo che permette il diritto di tribuna (il partito che non raggiunge il 5% ma porta a casa il quoziente in 3 circoscrizioni in 2 Regioni ottiene dei seggi), 391 seggi assegnati con metodo proporzionale.

«Consideriamo l’iniziativa annunciata dal Presidente Brescia un fatto positivo», dicono Dario Parrini, Capogruppo Pd Commissione Affari Costituzionali Senato, Anna Macina, Capogruppo M5S Commissione Affari Costituzionali Camera, Marco Di Maio, Capogruppo Italia Viva Commissione Affari Costituzionali Senato e Gianclaudio Bressa, Capogruppo Autonomie Commissione Affari Costituzionali Senato. Manca Leu: la senatrice Loredana De Petris si dice contraria alla proposta. Il Pd «ha nostalgia della vecchia politica e dei ribaltoni e vuole tornare al proporzionale», attacca dalla Lega Matteo Salvini. «Lasciamo decidere agli Italiani, si faccia il referendum per una legge maggioritaria moderna ed efficiente, chi vince governa senza trucchi». La Lega vuole il maggioritario puroL ha proposto anche un referendum costituzionale. Entro il 15 gennaio la decisione.

In copertina Palazzo Chigi. ANSA/Fabio Frustaci

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