Tregua in Libia tra al-Sarraj e Haftar, Di Maio: «Inviamo Caschi blu europei in missione di pace, ma lo decidano i libici»
Un intervento militare in Libia, ma solo con l’impiego di Caschi blu europei e «solo in un quadro di legalità internazionale sancito dall’Onu». È l’unica ipotesi possibile secondo il ministro degli Esteri Luigi Di Maio che, in un’intervista a La Stampa ha sottolineato come per «sono i libici gli unici titolati a decidere il proprio futuro».
Di Maio ha puntualizzato che «ogni processo dovrà essere inclusivo e intralibico, laddove le parti fossero d’accordo, visto che abbiamo raggiunto un cessate il fuoco (sperando che dopo l’annuncio di Haftar sia rispettato da tutti), come Ue credo sia opportuno pensare a un’iniziativa che possa garantire un’intesa».
Ma Di Maio avverte: «Evitiamo i violenti errori del 2011. No a forzature e ingerenze, ma l’alternativa non può essere restare a guardare mentre altri armano le parti coinvolte».
E sulla Conferenza internazionale di Berlino sulla questione libica di lunedì il capo politico del M5s e ministro degli Esteri ribadisce: «Dopo la tregua sarà importante il processo di pacificazione, ecco perché puntiamo anche molto sul tavolo Italia-Russia-Turchia, che non sarà in competizione ma propedeutico. È cruciale per noi far parte di un trilaterale in cui non siamo mai stati».
Al-Serraj accetta la tregua proclamata dall’esercito di Haftar
Dopo il cessate il fuoco proclamato dall’esercito nazionale della Libia, guidato dal generale Khalifa Haftar, e in vigore dalla mezzanotte dell’11 gennaio, Fayez al-Serraj, capo del Consiglio presidenziale del governo di accordo nazionale libico, attraverso un comunicato ufficiale, ha accettato l’invito alla tregua, fortemente sostenuta dai presidenti di Turchia e Russia, Recep Tayyip Erdogan e Vladimir Putin.
Al-Serraj, inoltre, ha invitato le parti a condurre la trattative di pace in Libia sotto l’egida delle Nazioni Unite, richiamando tutti i libici a lavorare per una conferenza nazionale in vista di quella internazionale di Berlino di lunedì.
Una Conferenza, quella di Berlino, per cui sia il presidente Putin sia la cancelliera Merkel a colloquio ieri, 11 gennaio, hanno ribadito la richiesta di porre fine alle ostilità tra le due parti in guerra nel travagliato Paese del Nord Africa, augurandosi che la Conferenza «possa essere solo il preludio per un processo più lungo che porti alla fine del conflitto».
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