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Sardine, Santori: «Bene Zingaretti ma non è detto che dobbiamo partecipare alla rifondazione del centrosinistra»

13 Gennaio 2020 - 13:06 Redazione
«Il Pd si sta mettendo in discussione, come altre forze di sinistra. Nelle Sardine l'offerta del Pd fa riflettere, fra chi è aperto e chi è molto diffidente»

«Una volta trovata la nostra identità, sarà più facile capire che strada prendere. Perché non è detto che si debba per forza rimanere sempre nelle strade, ma non è assolutamente detto che bisogna partecipare a un processo di rifondazione del centrosinistra». 

Parola di sardina: Mattia Santori parla così stamane nell’intervista a Circo Massimo, su Radio Capital, in cui osserva che lanciando la ‘rifondazione’ del Pd e dicendo che bisogna «aprirsi alla società e ai movimenti», il segretario del Pd Nicola Zingaretti «l’ha detta giusta: offriamo un approdo a chi non ce l’ha» e se «è vero che noi non abbiamo un approdo, e fa bene la politica a proporne, noi ascoltiamo, osserviamo, ragioniamo, ma questo non significa – avverte – che ogni approdo proposto vada bene».

«Abbiamo osservato una serie di dati di fatto – dice ancora uno dei fondatori delle Sardine – innanzitutto, il Pd si sta mettendo in discussione, come altre forze di sinistra. Il secondo punto che osservo è che nelle Sardine l’offerta del Pd fa riflettere, fra chi è aperto e chi è molto diffidente, e questo è un bene, perché aprirsi e dialogare fa bene», dice Santori. Il terzo punto, «per noi fondamentale, è che c’è un problema di tempismo: noi stiamo preparando un grande evento a Bologna, una festa della pluralità, poi c’è l’appuntamento delle elezioni in Emilia-Romagna che per noi è importante, e un nostro momento di ritrovo a inizio marzo in cui dovremmo definire chi siamo, dove vogliamo andare, che strumenti vogliamo usare».

E qui si arriva al nodo congresso, «ma è la buffa storia – chiarisce Santori – di mettere insieme gente laica e gente che viene da militanza politica. Per me che sono laico, ‘congresso’ è una bella parola, mentre spaventa chi ha fatto politica», dice il portavoce delle Sardine. 

«Quello che faremo a marzo – propone – chiamiamolo bilancio. Manteniamo la nostra identità, manteniamo ciò che di buono abbiamo costruito, e non acceleriamo il processo di istituzionalizzazione di questo movimento, perché abbiamo dimostrato che si può fare politica in maniera lenta e presente sui territori senza dover per forza presentarsi alle elezioni. Partendo da questi punti, troviamo la nostra identità». 

In copertina Mattia Santori, il leader delle Sardine, al termine della prima riunione nazionale dei promotori delle manifestazioni delle Sardine, Roma, 15 dicembre 2019. ANSA/Massimo Percossi

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