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Caso Azzolina, l’ultima analisi sulla tesi che scagionerebbe la ministra: Il Fatto ribalta le accuse

14 Gennaio 2020 - 09:25 Redazione
Secondo il quotidiano, la ministra ha ripreso alcuni manuali per spiegare la «cornice teorica all'argomento» solo nell'introduzione del suo elaborato

Il Fatto Quotidiano ribalta la versione del linguista Massimo Arcangeli, ex preside della facoltà di Lettere dell’Università di Cagliari e presidente della commissione che ha dato l’abilitazione alla ministra Azzolina, che ha accusato la politica di plagio al’interno della sua “tesi” conclusiva del 2009 alla “Scuola di specializzazione per l’insegnamento secondario della Toscana” presso l’Università di Pisa.

Il quotidiano diretto da Marco Travaglio, utilizzando due software antiplagio – gli stessi che il Fatto ha usato nel caso della tesi di dottorato dell’ex ministro della Pubblica amministrazione Marianna Madia – ha «trovato blocchi di frasi riprese da altri testi, non citati tra virgolette e neanche in bibliografia, per un totale di circa 300 parole su 9mila».

Azzolina nei passaggi incriminati non avrebbe attinto da fonti di prima mano, ma richiamando le definizioni di “ritardo mentale ” provenienti dal Dizionario di psicologia di Umberto Galimberti, edito per la Utet nel 1992, dal Trattato italiano di Psichiatria a cura di Luigi Ravizza et all. e dal Manuale Diagnostico e Statistico dei disordini mentali.

La trattazione del ministro non sarebbe una vera e propria tesi, ma «un resoconto dell’esperienza del tirocinio». I brani senza citazione si trovano nell’introduzione che, secondo le linee guida, doveva chiarire l’ambito in cui l’esperienza didattica si era svolta. Nello specifico «un caso di ritardo mentale lieve associato a disturbi depressivi – questo il titolo dell’elaborato – di uno studente di 4° liceo artistico con cui lei si era misurata come insegnante di sostegno».

Secondo Il Fatto, dopo l’elaborazione dei suoi sofware antiplagio, nella 30 pagine successive all’introduzione, dove si descrive nel dettaglio l’esperienza di tirocinio, non appare nessun testo ripreso senza essere correttamente citato. E la presenza dei brani non virgolettati sarebbe servita a introdurre il concetto di “ritardo mentale”: cioè la «cornice teorica all’argomento». In pratica fornirebbero solo delle definizioni.

«È come se si dovesse fare un tirocinio nell’ambito delle scienze dure, e si richiamasse nell’introduzione le varie definizioni di atomo, andando via via sempre più in dettaglio – spiega al quotidiano Florinda Nicolai, fino al 2006 docente di linguistica generale alla facoltà di lingue e di neurolinguistica all’Università di Pisa e della Siss -. Non ci si aspetta che ogni volta lo studente citi dai testi originali in cui il concetto è stato esposto la prima volta, ma che spieghi bene le definizioni e i concetti utilizzati durante il tirocinio».

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