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L’uso prolungato del cellulare può causare tumori alla testa: la sentenza della corte d’Appello

14 Gennaio 2020 - 15:17 Redazione
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Confermata la sentenza di primo grado del tribunale di Ivrea sul caso sollevato da un dipendente Telecom Italia colpito da neurinoma del nervo acustico

Una sentenza destinata ad aprire un dibattito pubblico a livello nazionale e internazionale: l’uso prolungato del telefono cellulare può causare tumori alla testa. La Corte d’Appello di Torino ha confermato la sentenza di primo grado del tribunale di Ivrea – emessa nel 2017 – sul caso sollevato da un dipendente Telecom Italia (Romeo), colpito da neurinoma del nervo acustico.

Il caso Romeo è dunque il primo nella storia giudiziaria mondiale ad aver avuto due sentenze di merito consecutive favorevoli per il lavoratore.

Cosa dice la sentenza

La corte d’Appello di Torino conferma integralmente la sentenza del Tribunale di Ivrea del 2017: «è vero che il neurinoma dell’acustico è stato causato da uso lavorativo del cellulare».

Esiste dunque «una legge scientifica di copertura che supporta l’affermazione del nesso causale secondo criteri probabilistici più probabile che non», si legge nel documento.

«I dati epidemiologici, i risultati delle sperimentazioni sugli animali (non contraddetti, allo stato, da altre sperimentazioni dello stesso tipo), la durata e l’intensità dell’esposizione … che assumono particolare rilievo considerata l’accertata – a livello scientifico – relazione dose-risposta tra esposizione a radiofrequenze da telefono cellulare e rischio di neurinoma dell’acustico, unitamente alla mancanza di un altro fattore che possa avere cagionato la patologia».

La corte d’Appello ha quindi recepito per intero le conclusioni rispetto al nesso causale tra uso del cellulare e patologia, affermando che i consulenti tecnici nominati hanno fornito «solidi elementi per affermare un ruolo causale tra l’esposizione dell’appellato alle radiofrequenze da telefono cellulare e la malattia insorta».

L’ultimo rapporto dell’Iss e le critiche della corte d’Appello

La pronuncia della Corte è destinata a far discutere vista la pervasività degli smartphone nella collettività e le abitudini d’uso tendenti all’iperconnessione. Sono oltre 100 milioni i cellulari usati ogni giorno in Italia. Per la scienza, i rischi di danni alla salute non sono confinati alla testa.

Occorre comunque tenere presente che stabilire una simile correlazione con certezza richiede studi approfonditi e l’osservazione di casi per lunghi archi di tempo. Per ora, la scorsa estate un rapporto firmato dall’istituto superiore di Sanità, da Arpa Piemonte, da Enea e dal Cnr-Irea non ha dato conferme rispetto all’aumento di neoplasie legato all’uso del telefono cellulare.

Ma nella sentenza della corte d’Appello viene criticato anche l’Iss e il suo «studio tranquillizzante» di agosto 2019. Queste le motivazioni:

«Usa in modo inappropriato i dati sull’andamento dell’incidenza dei tumori cerebrali, non tiene conto dei recenti studi sperimentali su animali e, pur dichiarandosi incerto sugli effetti associati ad un uso intenso e prolungato di cellulari, non ha diramato raccomandazioni più stringenti sui limiti di esposizione a RF, in particolare per i bambini e gli adolescenti».

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