Oscar, “Amarcord Italia”: come sopravvivere all’esclusione dalla corsa alla statuetta
Traina Joker e dietro tutti gli altri. Questo in sintesi il risultato delle nomination agli Academy Awards rese note ieri pomeriggio, 13 gennaio. Il conto alla rovescia per la nottata del 9 febbraio e la consegna delle statuette per l’edizione numero 92 al Dolby Theatre di Los Angeles è cominciato.
Sbanca, dunque, il lungometraggio diretto da Todd Phillips – che ha già vinto il Leone d’oro a Venezia e porta oggi a casa l’attesa nomination di Joaquin Phoenix come miglior attore – con 11 nomination. A seguire, C’era una volta a Hollywood di Quentin Tarantino, The Irishman e 1917 con 10.
Poi Jojo Rabbit, Little Women, Le Mans ’66 – La grande sfida, Marriage Story, Parasite. Con somma tristezza – e come era già stato annunciato settimane fa – l’Italia ha dovuto realizzare di essere fuori dalla corsa per gli Oscar. Il traditore di Bellocchio non ce l’ha fatta a raggiungere la rosa dei possibili vincitori.
Per consolarci, abbiamo allora deciso di ripescare dal passato, in ordine assolutamente casuale – anzi, a dirla tutta, in ordine più “sentimentale” – le vittorie del Bel Paese alla notte degli Oscar. Un “amarcord” che metta insieme tutti i momenti iniziati con “And the winner is…” e finiti con applausi e ovazioni.
“La vita è bella”, Roberto Benigni
«Robberto!». Sophia Loren perde per un attimo il suo aplomb e si lancia in un grido entusiasta mentre annuncia la vittoria de La vita è bella come miglior film straniero e invita il suo regista, Roberto Benigni a salire sul palco per ritirare il premio.
Reazione “scomposta” di Benigni che per arrivare a destinazione usa una scorciatoia: uno slalom tra gli schienali delle poltrone, in platea. La scena avveniva nel 1999, Roberto Benigni vinceva anche come migliore attore protagonista e Nicola Piovani si aggiudicava la statuetta per la migliore colonna sonora.
“La Grande Bellezza”, Paolo Sorrentino
«Thank you to Academy. Thank you to all my inspirations: Federico Fellini, Talking Heads, Martin Scorsese e Diego Armando Maradona». Sono trascorsi sei anni – era il 2014 – da quando Paolo Sorrentino, seguito da Toni Servillo, è salito sul palco del Dolby Theatre per fare il suo discorso di ringraziamento.
La Grande Bellezza, omaggio alla città di Roma e anche ritratto dell’alta borghesia che abita la Capitale, vince l’Oscar come miglior film straniero dopo 15 anni dall’ultima statuetta.
“Mediterraneo”, Gabriele Salvatores
Sylvester Stallone entra con il sottofondo di Rocky Balboa come “presenter” per la categoria: “Miglior film straniero”. È lui, nel 1992, ad assegnare la vittoria al lungometraggio di Gabriele Salvatores, Mediterraneo.
Il regista – che ha raccontato la vita di un piccolo gruppo di soldati su un’isola quasi disabitata dell’Egeo, durante la Seconda Guerra Mondiale – sale sul palco e avverte: «Sorry, I don’t speak english!». Poi i ringraziamenti e la frase conclusiva: «Stop wars, life is better».
“Nuovo cinema Paradiso”, Giuseppe Tornatore
Era il 1990 quando Jack Lemmon e Natalya Negoda annunciano alla platea – e al mondo intero, in differita – che l’Oscar come miglior film straniero è quello di Nuovo cinema Paradiso, per la regia di Giuseppe Tornatore.
Il film, annoverato tra i capolavori del cinema italiano, rimane vivido nell’immaginario anche per un particolare, da non sottovalutare: la colonna sonora firmata da Ennio Morricone, che viene riproposta in tutto il mondo.
“Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto”, Elio Petri
Elio Petri stava preparando un altro film, era stata l’attrice Leslie Caron, nel 1971, ad accettare la statuetta – come miglior film straniero – al posto suo, per il film Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto.
Il film, nonostante cominciasse con la dicitura: “ogni riferimento a fatti o persone è puramente casuale”, condizionato dalla situazione politica del tempo, aveva suscitato grandi dibattiti e c’è chi vedeva nei personaggi della pellicola riferimenti a figure dell’attualità degli anni ’70. Anche qui, memorabile il motivetto composto da Morricone.
“Amarcord”, Federico Fellini
Accolto dall’Inno di Mameli in sottofondo, il produttore Franco Cristaldi sale sul palco per ringraziare i presentatori, Susan George e Jack Valenti, per il conferimento della statuetta. Nel 1975 Federico Fellini vinceva l’Oscar come miglior film straniero per la pellicola Amarcord.
Il regista riceverà una nuova statuetta, nel 1993, per la carriera, introdotta da Marcello Mastroianni e Sophia Loren durante la 65esima edizione degli Academy Awards.
“Ieri, oggi, domani”, Vittorio De Sica
Celebre è la scena dello spogliarello: Sophia Loren si sveste lentamente davanti a Marcello Mastroianni che ulula ed è galvanizzato dalla presenza della donna nella sua camera da letto.
Tre storie, tre personaggi, tre città. Ieri, oggi, domani – per la regia di Vittorio De Sica – vince l’Oscar nel 1965. Non ci sono testimonianze video del momento in cui viene conferita l’ambita statuetta, ma quel che è certo è che il film godrà di memoria perenne.
“La strada”, Federico Fellini
Girato nel 1954, vince l’Oscar nel 1957. La strada, selezionato nella classifica dei “100 film da salvare”, era stato presentato prima alla Mostra del Cinema di Venezia: l’accoglienza era stata in parte proprio negativa.
Il suo produttore, Dino De Laurentiis – lo stesso che la sera degli Academy aveva ritirato il premio al posto del regista Fellini – aveva allora deciso di provare la distribuzione in Francia. Affittò un locale agli Champs-Élysées: la pellicola ottenne enorme successo.
“8½”, Federico Fellini
Doppietta vincente per uno dei capolavori immortali del cinema: miglior film straniero e migliori costumi. In queste categorie, nel 1964, vince “8½”, diretto da Federico Fellini. Considerato uno dei capolavori di Fellini, è una delle migliori pellicole cinematografiche di tutti i tempi.
Tale è la perfezione – se di perfezione si può parlare – di questo lungometraggio, che registi di tutto il mondo lo acclamano da sempre. Il regista Martin Scorsese, in un’intervista, ha dichiarato di averlo inserito tra i suoi film preferiti in assoluto.
“Le notti di Cabiria”, Federico Fellini
Giulietta Masina, visibilmente emozionata, sale sul palco e ritira il premio come miglior film straniero, per Le notti di Cabiria, diretto da – “strano”, direte voi – Federico Fellini. Accadeva nel 1958.
Il film, che racconta le vicende della giovane prostituta Cabiria – nome preso in prestito dal colossal italiano del 1914 -, in Italia uscì nelle sale censurato con circa sette minuti mancanti rispetto alla versione integrale.
“Il giardino dei Finzi Contini”, Vittorio De Sica
«Abbiamo girato questo film contro il parere di molti. Che sia di ispirazione e speranza», dice dal palco il produttore Arthur Cohn, andato a ritirare il premio con l’altro produttore, Gianni Hecht Lucari.
Era il 1972 e Il giardino dei Finzi Contini – tratto dal romanzo di Giorgio Bassani – vinceva l’Oscar come miglior film straniero. Assente in platea, durante la cerimonia, il regista Vittorio De Sica.
In copertina: Le statuette degli Oscar | Instagram
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