Iran, Rouhani scarica sull’esercito la tragedia dell’aereo ucraino abbattuto: «Chiedano scusa al popolo»
Dopo l’ammissioni da parte delle Guardie rivoluzionarie di aver abbattuto il boeing ucraino su cui viaggiavano 176 passeggeri, il presidente dell’Iran Hassan Rouhani prova a riunire il Paese. «Le forze armate dovrebbero scusarsi con il popolo e rivelare tutto quello che è accaduto con l’aereo ucraino abbattuto», detto il presidente in una riunione di gabinetto, dopo le proteste per le “bugie” delle autorità sulla vicenda. «Esorto le forze armate e lo stato maggiore a spiegare alla gente quello che è accaduto dall’incidente fino al momento in cui è stata annunciata» la verità dei fatti «perché capisca che non si voleva nascondere nulla», ha dichiarato Rouhani, chiedendo quindi che «l’esercito si scusi se c’è stato un ritardo» nella diffusione delle informazioni.
Un invito, un appello che arriva a ridosso delle elezioni parlamentari del prossimo 21 febbraio. Un appuntamento che appare come un referendum sull’operato dei riformisti al governo guidato da Rouhani, in vista delle cruciali elezioni presidenziali del prossimo anno. «Il popolo vuole la varietà», ha aggiunto Rouhani, lanciando così un invito alle autorità che vagliano la validità delle candidature a non essere troppo rigide. «Il popolo è il nostro padrone – continua il presidente iraniano – e noi siamo i suoi servitori. Un servitore deve rivolgersi al padrone con”modestia, attenzione e onestà».
«Il popolo vuole essere sicuro che le autorità lo trattino con onestà, integrità e fiducia», ha aggiunto il capo del governo di Teheran, dopo le proteste degli ultimi giorni. Rouhani è agli sgoccioli dei sue due mandati come presidente e non potrà quindi correre il prossimo anno per un ulteriore carica presidenziale. I riformatori risultano indeboliti dopo il fallito accordo sul nucleare e il crescere delle tensioni con gli Stati Uniti. Una situazione che ha aperto la strada al ritorno al potere dei conservatori e oppositori a un dialogo con gli usa e di distensione con Washington e gli altri attori regionali contrapposti a Teheran.
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