Brunori SAS presenta il nuovo album: «In politica, come nella musica, il linguaggio è tutto» – Video
Sono le 11 di mattina del 10 gennaio e il nuovo disco di Brunori Sas ha appena qualche ora di vita. Un centinaio di fan e una quindicina di giornalisti sono in fila fuori dalla Casa degli Artisti, un vecchio edificio Bauhaus di Milano dietro corso Garibaldi rimesso a nuovo, dove Dario (suo nome di battesimo) li aspetta per parlare di Cip!, uscito a tre anni di distanza dal successo di A casa tutto bene.
All’ingresso gli organizzatori consegnano ai giornalisti una cartella stampa che, tra le altre cose, contiene una lista di regole di scrittura. «Delle premesse», scrive Brunori, «per non cadere nel tranello di ripetermi». Tra queste spicca la seconda: «Non avrei parlato in modo diretto di stretta attualità o di argomenti sociali».
Ma rispettare le regole è troppo facile. La linearità non è certo cosa d’artista. Tutti i presenti all’incontro hanno bene a mente i primi versi del primo singolo estratto da Cip!, “Aldilà dell’amore”. lanciato a settembre 2019:
Questi parlano come mangiano e infatti mangiano molto male /
sono convinti che basti un tutorial per costruire un’astronave /
e fanno finta di non vedere/
e fanno finta di non sapere /
che si tratta di uomini /
di donne e di uomini.
No caption needed, come si dice.
Brunori fa un lungo ingresso dalla fine della sala, passa tra le sedie, saluta, fa grandi sorrisi. Si siede su una poltroncina dove annuncia che avrebbe estratto a sorte delle domande scritte dai presenti al “Forum Parla con Dario” (come è chiamato l’evento). I tempi scenici sono da cabarettista di professione: battuta su di sé, risata, battuta sulla platea, risata.
È un one-man-show. Dividere la sua poetica dal suo modo di stare sul palco significherebbe mutilarne la portata comunicativa. Cantautore e animale da ribalta: non a caso, tra A casa tutto bene e Cip! ci passano una trasmissione televisiva (Brunori Sa) e un tour nei teatri, fatto di monologhi sull’incertezza, arrangiamenti coinvolgenti e palate d’ironia.
L’album, la musica, la politica
«Quest’album parla di come non star sempre lì a resistere alle cose che non ci piacciono», dice Brunori tra una domanda e l’altra. «Di come vorrei che semplicemente, a volte, accettassimo anche parti della nostra vita che non ci vanno a genio».
Eppure non ci convince. Brunori sembra continuare a imprimere con la sua arte una forza uguale e contraria a quella che nella realtà fa andare le cose in un verso sbagliato. Nei suoi testi continua a non accettare che non esista più un «confine tra il bene ed il male», e che il mondo, come scrive nel brano che apre l’album, «si divida inutilmente».
Tutti e tutte nella sala abbiamo di nuovo in testa quei versi del primo singolo estratto. A un certo punto, verso la fine dell’incontro, un giornalista si alza dalle ultime file e glielo chiede: «Diccelo Dario: per chi erano i primi versi di “Aldilà dll’amore“?».
Brunori ride per un attimo, e subito dopo si ricompone e si fa serio: «Sappiamo tutti a cosa mi riferisco», dice. «Ho avuto la possibilità di essere invitato in tanti contesti in cui si parlava della situazione attuale. Questa è la mia risposta artistica a un certo tipo di linguaggio: la cosa fondamentale oggi è interrogarsi sul come si dicono le cose, sui toni. Il “come” è più importante, anche per i cantautori. Oggi c’è una violenza che, a volte… ti ci fa rimanere proprio male».
E poi arriva, immancabile, la domanda sulle sardine. «C’ero anche io a Cosenza alla prima riunione», dice. «Sono contento che sia questo tipo di aggregazione. Ma sono ancora in osservazione..».
Video copertina: Montaggio Vincenzo Monaco. Video nel corpo dell’articolo: Ufficio Stampa GOIGEST
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