Gen Z, se c’è poca fiducia nel futuro e sono sempre meno gli studenti che puntano sull’università – Lo studio
Il 57% di loro sostiene che la società non offra loro la possibilità di esprimersi né di esercitare e dimostrare le proprie capacità e, comunque, non ascolti la loro voce. Poca fiducia nel presente, dunque, unita però alla determinazione di “farcela da soli”, di auto-determinare il proprio futuro. Ma senza necessariamente andare all’università.
È questo il quadro generale che emerge dalla ricerca Teen’s Voice realizzata in collaborazione con il dipartimento di Psicologia dei processi di sviluppo e socializzazione dell’Università di Roma la Sapienza e il Salone dello Studente Campus Orienta, per cui sono stati intervistati 1.270 studenti tra i 17 e 22 anni, per la maggior parte iscritti al quarto (31%) e quinto (65%) anno della scuola secondaria in 13 diverse città d’Italia.
Iscriversi all’università? Circa il 20% non vuole o è indeciso
Alla domanda sulle intenzioni di iscriversi all’università, 47 studenti (circa il 3,7% del campione selezionato) si dicono certi di non voler continuare gli studi dopo la fine della scuola, mentre 189 (pari al 15%) affermano di non esserne sicuri.
Una maggioranza sostanziale che va, però, diminuendo: rispetto allo scorso anno, il 5,5% in meno degli studenti in quinta superiore sarebbe intenzionato a proseguire gli studi. Sintomo, forse, di una sfiducia nei confronti di un futuro che si presenta ostico e che richiede la ricerca di soluzioni e percorsi alternativi.
I timori per il futuro
Inquinamento, disuguaglianza, ingiustizia: la maggior parte dei giovani intervistati nutre poca fiducia nella capacità della nostra società di affrontare le sfide del presente e di garantire le opportunità che cercano – al netto di potenziali miglioramenti in alcuni ambiti, come la parità di genere (il 51% si dice fiducioso) e la libertà di informazione (44%).
Oltre metà degli intervistati, infatti, è convinta non solo che sarà più difficile trovare lavoro (66%), ma anche che sarà più complicato trovare una casa (57%). Questo in un contesto generale di crescente instabilità politica (53%), dove l’inquinamento peggiorerà (77%) e dove, secondo più della metà del campione, aumenteranno corruzione, ingiustizia e povertà.
Lo scollamento tra percezione e realtà
Ma a cosa è dovuta una visione così negativa del futuro? Il dubbio sollevato dallo studio è che si basi su una percezione sbagliata della realtà. Adottando il metodo dell’accademico svedese Hans Rosling, i ricercatori hanno posto alcune domande su certi trend presenti nel mondo – dai casi di decesso per disastri naturali al tasso di vaccinazione nel mondo – notando che nelle loro risposte gli studenti tendevano ad evidenziare gli aspetti più negativi.
È così che la maggioranza (relativa) crede erroneamente che la differenza salariale tra uomini e donne sia più grande in Italia rispetto all’Olanda, che l’Italia sia in ritardo rispetto al mondo nella produzione di energie solari (mentre è ai primi posti) e che nel 2015 il numero di stranieri nel bel Paese superasse quello degli italiani all’estero.
Foto di copertina: Brett Jordan su Unsplash
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