Libia, Erdogan: «Dal 2020 perforazioni nel Mediterraneo»
Per chi si stesse domandando come mai Recep Erdogan sia sceso in campo in Libia per sostenere militarmente il capo del Governo di Tripoli Fayez Al-Sarraj, ecco una prima risposta: quest’anno la Turchia avvierà attività di esplorazione e perforazione nel Mediterraneo nelle zone designate nell’accordo raggiunte dai due a fine 2018. Ad annunciarlo è stato lo stesso Erdogan, che ha voluto anche lanciare un monito ai Paesi contestatori: «Non è più possibile per altri Paesi condurre attività di ricerca sismica e di perforazione senza il consenso della Turchia e della Libia nelle aree designate nell’accordo marittimo».
L’accordo contestato da Grecia, Cipro e Egitto
Gli accordi, siglati giovedì 28 novembre a Istanbul, riguardano i diritti di estrazione del petrolio e gas nel Mediterraneo orientale e riconoscono la giurisdizione turca in un tratto di acque nordafricane, estendendo di circa un terzo i confini della Turchia, a discapito di altre potenze regionali. All’annuncio dell’accordo sono seguite le denunce e le contromisure, a partire dalla Grecia che ha annunciato l’espulsione dell’ambasciatore libico. Inoltre, i ministri degli Esteri di Grecia, Cipro e Egitto, avrebbero deciso di ritenerlo invalido.
Le ambizioni geopolitiche di Erdogan
L’accordo con la Libia e il sostegno a Al-Sarraj rappresentano soltanto un tassello nella strategia geopolitica del presidente turco che dal Mediterraneo e il Medio Oriente si estende allo spazio. Nel 2020, ha annunciato sempre Erdogan durante il suo discorso programmatico, la Turchia avrà quattro consolati in Iraq: due (a Bassora e Mosul) torneranno in funzione nella prima metà dell’anno, mentre altri consolati verranno aperti a Najaf e Kirkuk. L’anno successivo invece la Turchia lancerà il suo primo satellite di comunicazione “made in Turkey”. Questo grazie anche a una forte crescita economica che, secondo le stime citata dal presidente, nel 2020 sarà di ben +5% del Prodotto interno lordo, superiore alle stime degli organismi internazionali del 3,4%, e vedrà la creazione di 3,2 milioni di nuovi posti di lavoro.
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