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Meningite, sei casi in provincia di Bergamo: cosa dovete sapere per non cedere a facili allarmismi – L’intervista

16 Gennaio 2020 - 08:56 Juanne Pili
Gli esperti di Patto trasversale per la scienza spiegano a Open perché la situazione è sotto controllo

È il marito di Marzia Colosio l’ultimo caso grave di meningite nel Sebino (il sesto in un mese e mezzo). La moglie (48 anni) è morta quasi due settimane fa per sepsi da meningococco. Il marito (54 anni), già sottoposto a «profilassi antibiotica precauzionale», ora non sarebbe più in gravi condizioni. Dei precedenti cinque casi due si sono rivelati mortali: quattro di tipo C e uno di tipo B. Al momento non si conosce la tipologia dell’ultimo caso. Non è facile spiegare che è “tutto nella norma” dopo due decessi. Nel bergamasco è scattata la corsa ai vaccini – nello sfondo il silenzio degli attivisti No vax – qualcuno ricorre agli antibiotici come rimedio fai da te, in Chiesa viene sospeso lo scambio del segno di pace. Non di meno, chi ha seminato la psicosi contro i vaccini ha usato spesso l’emotività, “la pancia della gente”. Sarebbe altrettanto sbagliato fare lo stesso oggi, ingigantendo un fenomeno che altrimenti le istituzioni competenti potrebbero gestire molto meglio.

L’intervista agli esperti di «Patto trasversale per la scienza»

A tal proposito abbiamo chiesto ai professori Pier Luigi Lopalco e Matteo Bassetti di Patto trasversale per la scienza (Pts) qualche chiarimento in termini semplici, comprensibili a tutti. Gli esperti di Pts spiegano a Open perché non è opportuno lasciarsi prendere dal panico.

Come giudica Pts la qualità dell’informazione sull’epidemia nel bergamasco? 

«Troppo allarmismo – confermano gli esperti di Pts – In situazioni come queste bisogna essere cauti nel dare informazioni che causano ansie nella popolazione. Le autorità sanitarie sono perfettamente preparate per far fronte a episodi come questo che non rappresentano alcun elemento dì eccezionalità». 

Se esiste il vaccino contro la meningite e la copertura sanitaria è ottimale, come mai registriamo ancora focolai di questo genere?

«La vaccinazione per il meningococco C è stata introdotta nel programma vaccinale negli ultimi 10-15 anni – continua Pts – è naturale che molti giovani adulti non siano vaccinati. Ci auguriamo che presto si raggiungano alte coperture almeno in tutti gli adolescenti fino al diciottesimo anno di età» 

Rispetto al passato la tendenza è una diminuzione dei casi all’anno o un incremento?

«I casi sono stabili intorno a 200 all’anno in Italia», confermano Bassetti e Lopalco.

Cosa sarebbe successo oggi nel bergamasco se non ci fossero stati i vaccini?

«I vaccini aiutano a prevenire sia l’infezione prima che possa arrivare, sia a evitare che un focolaio si espanda ulteriormente – spiegano gli esperti – certamente le vaccinazioni condotte negli ultimi anni ci hanno fatto evitare tanti casi fra bambini e adolescenti».

Alcuni ricorrono a rimedi fai da te acquistando antibiotici in farmacia. Cosa ne pensate?

«Non serve. Bisogna evitarlo – concludono Bassetti e Lopalco – gli antibiotici vanno usati solo quando servono e quando prescritti dai medici».

I professori Matteo Bassetti e Pier Luigi Lopalco di Patto trasversale per la scienza (Pts).

Foto di copertina: ANSA/ FILIPPO VENEZIA/Gente in coda per il vaccino contro la menengite a Iseo (Bs), 7 Gennaio 2020.

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