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Università telematiche, il Miur rende illegittimi i corsi in Psicologia. La protesta: «Italia arretrata»

17 Gennaio 2020 - 23:00 Redazione
Le università telematiche non potranno più attivare i corsi di laurea in Psicologia, scienze dell'Educazione e Scienze Pedagogiche. Gli studenti: «Si è ancorati a un'idea vecchia di e-learning»

Alla fine la stretta è arrivata: a partire dall’anno accademico 2020/21, le università telematiche non potranno più attivare corsi di Psicologia, Scienze dell’Educazione (L) e Scienze Pedagogiche (LM). La modifica sarà attiva solo per le nuove immatricolazioni, ma la decisione ha provocato le proteste degli studenti che rivendicano i progressi dell’e-learning e i vantaggi che ne derivano. Gli studenti delle Università Guglielmo Marconi, Niccolò Cusano e Pegaso hanno diffuso un comunicato per denunciare quella che, a parer loro, è una vera e propria regressione. L’inversione di rotta si è concretizzata il 10 gennaio, quando il Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi ha comunicato attraverso il proprio sito la fine dei corsi di laurea triennale e magistrale di Psicologia delle università telematiche, dichiarandole «assolutamente incompatibili con la natura sanitaria della professione».

L’annuncio è stato possibile poiché, grazie al decreto legge Lorenzin del 2017, la professione di Psicologo ha ottenuto la qualifica a professione sanitaria. Tale qualifica, spiegano nel comunicato, ha portato poi alla produzione del decreto ministeriale del 23/12/19, firmato dall’ex Ministro dell’Istruzione Fioramonti, che ha reso il corso di Psicologia a frequenza obbligatoria e non una disciplina telematica. «In questa maniera – scrivono – un numero imprecisato fra studenti telematici lavoratori e non frequentanti in generale, sia di istituti statali che privati, sono rimasti orfani di un’impalcatura che dovrebbe invece tutelarli in quanto figli di un progresso che ha dettato nuove regole e le detta tuttora – sulle modalità didattiche in tutto il globo».

Secondo quanto denunciato dagli studenti, l’idea dell’e-learning è ancora associata a concetti come “laurea facile”, “esami a crocette”, “studio sintetico e insufficiente” – fino ad essere addirittura paragonati ai cartomanti e ai ladri. «Invece – rivendicano – l’applicazione del sistema e-learning è palesemente migliorata dai tempi degli esordi, offrendo una didattica completa, tranquillamente comparabile a quella delle altre Università». Anzi, le lauree telematiche riportano numerosi vantaggi concreti per gli studenti: «annullano i costi di affitti studenteschi, trasferimenti costosi, abbonamenti a mezzi e tutte le altre spese connesse, oltre che per l’ovvia comodità di poter lavorare parallelamente agli studi».

Gli studenti: «Italia refrattaria al cambiamento»

«Sembra quasi che l’Italia sia refrattaria alle modernizzazioni, al cambiamento – denunciano ancora nel comunicato – o più in generale al deporre certe istituzioni anacronistiche che suonano fuori tempo e che contano sul loro monopolio del mercato del lavoro e dell’istruzione». «Il presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi – continuano – l’ha definita “un’importante vittoria per la professione [quella di aver reso illegittimi i CdL telematici], i nostri sforzi di ridare dignità alla formazione sono stati premiati”, sottolineando implicitamente come non sia dignitoso studiare in un ateneo telematico, come non sia dignitoso non poter frequentare un ateneo statale o privato con lezioni frontali obbligatorie, come non sia dignitoso non avere la possibilità di farsi mantenere dai genitori per poter decidere del proprio futuro e autodeterminarsi».

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Foto copertina: CoWomen su Unsplash

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