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Libia, tregua e governo unico nella bozza di accordo di Berlino

18 Gennaio 2020 - 23:50 Redazione
Cessate il fuoco, embargo sulle armi, ripresa del processo politico per arrivare a un governo unificato, riforme nel campo della sicurezza, riforme economiche e rispetto dei diritti umani: sono i sei capitoli che compongono le conclusioni del documento

Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e la Cancelliera Angela Merkel hanno avuto in tarda mattinata una conversazione telefonica utile a scambiarsi un ultimo aggiornamento in preparazione della Conferenza prevista per domani a Berlino sulla situazione libica. Lo rende noto Palazzo Chigi.

Bilaterale Conte-Guterres

Sempre per domani è previsto un bilaterale tra il premier Giuseppe Conte e il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres. L’incontro dovrebbe tenersi poco prima della Conferenza.

Cosa dice la bozza di accordo di Berlino

Mentre il generale Khalifa Haftar ha deciso di chiudere i pozzi petroliferi, cominciano a emergere alcuni dettagli su quanto accadrà domani, 19 gennaio. Unificazione delle istituzioni esecutive, legislative e militari libiche, sanzioni per chi facilita la guerra in Libia, una forza di sicurezza militare unificata per combattere il terrorismo: sono alcuni dei punti citati nella bozza di accordo della conferenza di Berlino, di cui dà notizia l’emittente panaraba Al Arabiya.

Nel testo, scrive l’Ansa, si parla anche di una stretta sulle armi. Citando sue fonti, l’emittente parla anche di pressioni europee per congelare l’accordo tra la Turchia e Sarraj. L’agenzia russa Tass, che ha visionato il documento, aggiunge altri passaggi del documento: «Chiediamo che sia stabilito un governo libico unico, unitario, inclusivo e efficace […] Chiediamo alle Nazioni Unite di facilitare i negoziati sul cessate il fuoco tra le parti in Libia anche attraverso l’istituzione immediata di comitati tecnici per monitorare e verificare l’attuazione del cessate il fuoco».

Si chiede «la fine di tutti i movimenti militari da parte delle fazioni belligeranti o a sostegno di esse, il ripristino di un sistema di sicurezza nazionale libico unificato, con polizia e forze militari sotto una autorità centrale civile, sulla base dei colloqui del Cairo, sanzioni Onu contro coloro che sono scoperti a violare l’embargo sulle armi del Consiglio di Sicurezza dell’Onu o il cessate il fuoco». E ancora: «L’attuazione di riforme economiche strutturali e la creazione di una Commissione economica di esperti composta dai rappresentanti delle istituzioni finanziarie ed economiche fondamentali».

L’obiettivo è ottenere una tregua da raggiungere con il sostegno dell’Onu. «Accogliamo positivamente la marcata riduzione delle violenze a partire dal 12 gennaio e i negoziati svoltisi a Mosca il 14 gennaio con l’obiettivo di spianare la strada a un accordo di cessate il fuoco. Chiediamo passi credibili, verificabili, in successione e reciproci, a cominciare dalla tregua attuata da tutte le parti interessate, compresi passi credibili verso lo smantellamento di tutti i gruppi armati e delle milizie di tutte le fazioni». Il documento sottolinea la necessità di «spostare le armi pesanti, l’artiglieria e i mezzi aerei e le loro basi».

Un altro punto contenuto nella bozza è la richiesta di «creare un Comitato internazionale di controllo in modo da mantenere il coordinamento all’indomani del summit di Berlino, sotto l’egida dell’Onu». Secondo la Tass, il comitato si riunirà una volta al mese in differenti luoghi e «si occuperà dell’attuazione dei sei capitoli tracciati nel documento», ovvero «il cessate il fuoco, l’embargo sulle armi, la ripresa del processo politico, le riforme nel settore sicurezza, le riforme economiche e le norme e i diritti umani». Inoltre, «gruppi speciali di lavoro» si incontreranno in Libia o in Tunisia due volte al mese.

Al Arabiya, citando ancora sue fonti, dà poi notizia di consultazioni in corso tra paesi arabi ed europei in merito al progetto di accordo della conferenza di Berlino sulla Libia. Tra le varie cose, riporta l’emittente panaraba, si discute della formazione di un nuovo consiglio presidenziale libico e di un nuovo governo, si sta valutando la possibilità di formare un comitato neutrale per preparare una nuova costituzione ed è in discussione anche un accordo tra paesi arabi ed europei per prevenire interferenze turche in Libia.

Al Sarraj e Haftar a Berlino

Il premier libico Fayez al Sarraj e il generale Khalifa Haftar parteciperanno al vertice di Berlino sulla Libia. Resta ancora incerto se i due si siederanno insieme al tavolo delle trattative, aggiunge il tabloid. «La delegazione del Governo di accordo (nazionale) presieduta da Fayez al-Sarraj e composta dai ministri degli Affari Esteri (Mohamed Siala) e dell’Interno (Fathi Bashagha) va in Germania per partecipare alla conferenza di Berlino»: lo precisa un tweet della tv qatariota Libya al-Ahrar senza citare fonti.

Tunisia

La Tunisia, invece, declina l’invito alla Conferenza di Berlino sulla Libia ricevuto ieri dalla cancelliera tedesca Angela Merkel, indirizzato al presidente Kaies Saied. Un invito giudicato troppo «tardivo» secondo quanto si legge in un comunicato del ministero degli Esteri di Tunisi. Pur esprimendo «i suoi ringraziamenti» per l’invito ricevuto, il ministero degli Esteri tunisino ritiene che sia «stato inviato tardi» rimarcando «l’assenza della Tunisia anche dai lavori preparatori, avviati nel settembre scorso» e ciò «malgrado il suo impegno a essere tra i Paesi in prima linea nella risoluzione della crisi libica».

La conferenza di Berlino potrebbe essere un primo passo per la pace. Lo ha detto il ministro degli esteri tedesco Heiko Maas, alla Bild am Sonntag, secondo un’anticipazione. Il ministro ha ribadito che «gli Stati che sostengono le parti della guerra civile non devono più inviare armi in Libia». «Dobbiamo evitare che la Libia diventi una nuova Siria – ha aggiunto – Per questo dobbiamo stoppare l’afflusso letale di armi dall’estero. Questo conflitto non può essere vinto da nessuno militarmente. Questo devono capirlo tutti».

Angela Merkel, intanto, ha incontrato il principe ereditario di Abu Dhabi Mohammed bin Zayed Al Nahyan degli Emirati Arabi Uniti a Berlino, in vista della conferenza di Libia di domani. I due hanno concordato sulla necessità di una soluzione politica al conflitto libico ed entrambi sono soddisfatti della tregua raggiunta qualche giorno fa, si legge in una nota del portavoce Steffen Seibert.

Inoltre hanno fatto appello alle parti in conflitto per un accordo su una tregua duratura, e condividono che debbano essere ricostruite le istituzioni statali libiche, e che il settore della sicurezza abbia bisogno di una riforma. Questo include il contrasto del terrorismo e dell’estremismo. La fine delle interferenze straniere negli affari interni libici è per entrambi un presupposto fondamentale.

La ministra della Difesa Annegret Kramp-Karrenbauer, invece, ha espresso un posizione più possibilista, spiegando che prima deve essere raggiunta una tregua duratura. Quando questa sarà concordata e garantita a livello internazionale «arriverà naturalmente anche la questione di come debba accadere, e di chi dovrebbe garantirlo». «Che anche la Germania debba confrontarsi con la questione su cosa si possa apportare per arrivare all’obiettivo, è del tutto normale» ha aggiunto.

La posizione delle Nazioni Unite

Alla vigilia della conferenza internazionale sul futuro della Libia, l’inviato speciale Onu in Libia Ghassan Salamé, interpellato dal quotidiano arabo basato a Londra Asharq al-Awsat sulla posizione delle Nazioni Unite nei confronti di combattenti stranieri, in particolare siriani inviati dalla Turchia e coinvolti nel conflitto, denuncia la presenza, allo stato attuale, di combattenti di oltre dieci paesi.

«Abbiamo elaborato un piano di sicurezza che prevede il ritiro di tutti i combattenti stranieri, indipendentemente dalla loro nazionalità», ha sottolineato l’inviato. «I combattenti sono venuti in Libia per vari scopi. Alcuni sono stati assunti da società di sicurezza private che lavorano per vari poteri, altri sono venuti per ragioni ideologiche e altri sono stati assoldati come mercenari».

«Vogliamo che tutti questi non-libici se ne vadano indipendentemente dal loro status giuridico per consentire ai libici di raggiungere accordi tra loro», ha chiesto Salamé aggiungendo «siamo stufi di intromissioni straniere e combattenti non libici in territorio libico».

Di Maio: «Fermare la vendita di armi e lavorare per un cessate il fuoco permanente»

«In partenza per Berlino, dove domani si terrà la conferenza sulla Libia. Porteremo la voce dell’Italia. Dobbiamo fermare la vendita di armi e lavorare per un cessate il fuoco permanente. Mettere in sicurezza la Libia, dove c’è una forte minaccia terroristica, significa mettere in sicurezza anche il nostro Paese». Lo scrive il ministro degli Esteri Luigi Di Maio su Facebook.

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In copertina Giuseppe Conte a Palazzo Chigi, Roma, 15 gennaio 2020. ANSA/Filippo Attili/Ufficio Stampa di Palazzo Chigi

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