«Non strumentalizziamo Bibbiano». L’appello delle Sardine alla Lega: «Rinunciamo a quella piazza: noi e voi» – Il video
«Sappiamo il caso Bibbiano sta infiammando i media. Noi abbiamo un’autorizzazione – per svolgere, il 23 gennaio, una manifestazione nella piazza del paese della Val d’Enza -, e alle 16:00 del 18 gennaio abbiamo un incontro con la questura che sta cercando di trovare una quadra per permettere sia alle Sardine che alla Lega di svolgere la manifestazione».
Mattia Santori, Andrea Garreffa, Roberto Morotti e Giulia Trappoloni, tutti e quattro insieme, hanno registrato un video in cui annunciano di essere disposti ad annullare l’evento delle 6.000 sardine a Bibbiano. Il tema è caldo perché i ragazzi bolognesi hanno “prenotato” con largo anticipo, rispetto al partito di Matteo Salvini, la piazza del paese salito alle cronache per un’indagine della magistratura su alcuni affidi dei minori.
«Ma prima di quest’incontro in questura, chiediamo alla Lega un gesto di responsabilità. Noi abbiamo 7.000 persone, da evento Facebook, che vogliono partecipare alla manifestazione: siamo pronti a rinunciarvi, perché è un evento che facciamo solo per tutelare la dignità di quella comunità. Ma prima, chiediamo un primo gesto di civiltà da parte della Lega in questa campagna elettorale: lasciamo stare Bibbiano e parliamo di contenuti».
La Lega vorrebbe chiudere la campagna elettorale per le elezioni dell’Emilia-Romagna proprio nella cittadina diventata elemento centrale della propaganda contro il Partito democratico (tra i nomi degli indagati dell’inchiesta Bibbiano è presente anche il nome di Andrea Carletti, il sindaco di centrosinistra). Il questore, nonostante la richiesta pervenuta in anticipo, avrebbe chiesto un passo indietro alle Sardine, applicando una regola secondo cui in campagna elettorale i luoghi pubblici spetterebbero prima ai partiti in corsa per il voto con proprie liste rispetto ad associazioni che non hanno candidati coinvolti.
«Se la Lega rinuncerà, noi alle 16:00 andremo in questura a dire che non abbiamo bisogno di quella piazza. Non litigheremo per le piazze, ci torneremo dopo la campagna elettorale per parlare con la popolazione di altri temi. Non strumentalizziamo un caso di magistratura che non ha niente a che vedere con il futuro dell’Emilia-Romagna».
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