Quella spiacevole situazione per l’Italia a Berlino, e il dovere di farci rispettare
Sono solo 42 secondi, ma questo video può essere considerato l’emblema della condizione italiana a livello internazionale. Il nostro premier cerca invano il suo posto in prima fila nella classica foto di gruppo alla conferenza di Berlino sulla Libia. Non lo trova, perché è stato relegato alle spalle dei suoi colleghi principali.
La scena qui da noi ha mandato in visibilio chi non digerisce Conte o l’attuale governo, o entrambi. Come già accadde nell’ottobre del 2011, quei famosi sorrisi tra Merkel e Sarkozy su Berlusconi che fecero gioire in patria l’opposizione al Cavaliere.
E invece un paese serio, che si vuole bene, dovrebbe sfoggiare in casi simili quel “sovranismo” di cui tanto si parla, e prendersela semmai con chi mostra di tenere in così bassa considerazione l’Italia. Che a Berlino aveva diritto più di molti altri a stare in quella prima fila.
Perché se oggi si è costretti a una conferenza internazionale sulla Libia è a causa di una guerra civile che è l’effetto del dissennato intervento voluto dall’allora presidente francese, in quello stesso autunno del 2011, un mese prima dei sorrisini. Furono Sarkozy e il premier britannico Cameron a imporre i bombardamenti alleati sulle forze di Gheddafi.
E sono oggi due altri occupanti della prima fila, il presidente turco Erdogan e quello egiziano al-Sisi ad aver armato le due fazioni in lotta: il generale del Cairo per di più sta impettito a fianco di Vladimir Putin, che a sua volta ha benedetto la missione in Libia della compagnia mercenaria russa Wagner.
L’Italia, come del resto la Germania, è restata fedele alle deliberazioni dell’Onu, che indicavano quello di al-Serraj come il legittimo governo libico. Non solo. L’Italia è il paese con i maggiori interessi economici e di approvvigionamento energetico in Libia, in una diretta continuità di rapporti con il paese che è stato sua colonia dal 1911 al 1945, e che ha doverosamente aiutato e indennizzato in tempo di pace.
E’ il primo partner commerciale con Eni, massima compagnia straniera in territorio libico. E’ il solo paese occidentale ad aver tenuta aperta la sede di rappresentanza diplomatica a Tripoli. Ha i suoi militari a presidio dell’ospedale da campo di Misurata. Ha firmato un accordo con la guardia costiera libica sul presidio del braccio di mare tra le due acque territoriali.
L’Italia è un membro del G7, della Nato, la seconda industria e la terza economia dell’Unione Europea. Se non ci facciamo valere, se non ci facciamo rispettare, se ognuno dei nostri politici fa sfoggio, invece che di orgoglio nazionale, di quella Schadenfreude che a turno fa godere della figuraccia altrui, il risultato è quello di rimetterci tutti. Pensateci un po’, cari Salvini, Di Maio, Zingaretti, Meloni, Renzi e compagnia della delegittimazione reciproca.
Leggi anche:
- Libia, l’aeroporto internazionale di Tripoli colpito «da 6 razzi»
- Libia, il ruolo dell’Italia. Conte: «Siamo pronti a monitorare la pace. Grazie a Di Maio per l’intenso lavoro»
- Libia, approvata la dichiarazione di Berlino: «I Paesi si impegnano a non interferire». Sarraj e Haftar non firmano
- Libia, Di Maio da Berlino: «Italia pronta a ospitare il prossimo incontro» – Il video
- Crisi in Libia, la linea dell’Italia a Berlino. Di Maio: «Far rispettare l’embargo Onu sulle armi»
- Libia, l’appello di al-Sarraj se dovesse fallire Berlino: «Una forza di protezione internazionale per i civili libici»