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A Verona una via intitolata ad Almirante, Segre: «Incompatibile con la mia cittadinanza»

21 Gennaio 2020 - 17:59 Redazione
«Un conto è intitolare strade a Moro o a Nenni, a Berlinguer o a La Malfa, un altro conto è intitolarla ad Almirante che ha una storia ben diversa, visto che fu tra i sostenitori del Manifesto della Razza», ha detto Segre

Una via intitolata a Giorgio Almirante, storico segretario del Movimento sociale italiano che ha ricoperto la carica di capo di gabinetto al ministero della cultura popolare durante la cosiddetta Repubblica di Salò. È la decisione del consiglio comunale di Verona che ha già ricevuto la condanna della senatrice a vita Liliana Segre. «Oh, povera strada», ha commentato Segre all’agenzia stampa AdnKronos. Secondo la senatrice a vita, la decisione è incompatibile con la cittadinanza onoraria che le è stata offerta dalla città. «Mi chiedo se sia lo stesso Comune, quello di Verona, a concedere a me la cittadinanza onoraria e poi a intitolare una via ad Almirante: si mettano d’accordo! Le due scelte sono di fatto incompatibili, per storia, per etica e per logica. La città di Verona, democraticamente, faccia una scelta e decida ciò che vuole, ma non può fare due scelte che sono antitetiche l’una all’altra. Questo no, non è possibile!», ha detto Segre.

Lo scorso 16 gennaio il consiglio comunale di Verona aveva approvato la mozione per conferire la cittadinanza onoraria alla senatrice a vita, sopravvissuta ad Auschwitz. Mentre nel novembre 2019 era passata la proposta del presidente del consiglio comunale e deputato di Fratelli d’Italia, Ciro Maschio, di intitolare una strada ad Almirante. Un’approvazione che aveva già suscitato polemiche e condanne da parte di consiglieri di opposizione e associazioni cittadine. «Un conto è intitolare strade a Moro o a Nenni, a Berlinguer o a La Malfa, un altro conto è intitolarla ad Almirante che ha una storia diversa, anzi ben diversa, visto che fu tra i sostenitori del Manifesto della Razza per il quale noi ebrei non eravamo italiani. Credevo che quel tempo non ci fosse più in Italia, ora apprendo che purtroppo c’è ancora», conclude Segre.

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