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La lettera del “Comitato no gender” contro la presunta discriminazione dei cattolici etero

22 Gennaio 2020 - 07:00 Juanne Pili
Analizziamo un volantino destinato ai cattolici di Ravenna contro la presunta "ideologia gender"

Ci avete segnalato che a Ravenna stanno circolando dei volantini contro la Legge regionale n.15 del 1 agosto 2019, definita «sull’omogenitorialità». Come vedremo le finalità del documento sono più ampie. Tutto questo in occasione delle elezioni regionali previste il 26 gennaio, in Emilia Romagna.

Il Comitato no gender, autore dei volantini, ha reso pubblico il testo anche sulla sua pagina Facebook. In fondo al testo viene riportato anche un numero di telefono, riconducibile a Elena Bagnoli. Curiosamente tra i suoi amici troviamo anche Luca Morisi, spin doctor di Matteo Salvini.

Il numero riportato in fondo al volantino corrisponde su Facebook a quello di Elena Bagnoli, collegata a sua volta a Luca Morisi, spin doctor di Matteo Salvini

Il volantino si intitola «Lettera aperta ad un cattolico per le elezioni regionali del 26 gennaio 2020». Si prende di mira in particolare Stefano Bonaccini, reo – a loro di dire – di aver approvato la legge.

«Lo sai che la Legge Regionale sull’omontransnegatività, ed in particolare la parte inerente all’ideologia gender, è incompatibile con la fede cristiana? Si tratta della Legge Regionale n.15 del 1 agosto 2019 approvata da Bonaccini, dalla sua maggioranza e dal M5S. I partiti, che appoggiano Lucia Borgonzoni, hanno invece votato contro e desiderano abrogarla qualora vincessero il 26 gennaio 2020». 

https://www.facebook.com/comitatonogenderprovinciadiravenna/photos/a.101296341413777/101296128080465/?type=3&theater

La sedicente ideologia gender

Il testo di questa lettera, indirizzata agli elettori cattolici, presenta diversi elementi già trattati in precedenza, o che adottano schemi narrativi utilizzati contro altri tipi di avversari politici, in particolare da parte di formazioni politiche conservatrici. Si esordisce con lo spauracchio della “ideologia gender”:

«Una legge in cui, di fatto, viene istituzionalizzata l’ideologia gender o identità di genere, con il rischio che in futuro le parole maschio e femmina possano venire considerate degli stereotipi discriminatori».

Il punto è che non esiste nessuna ideologia gender. Con questa espressione si cerca di ridurre a mera ideologia l’insieme di conoscenze in merito alla sessualità, in base a quanto emerso dalla letteratura di settore, ragione per cui è piuttosto strano che nel testo – come leggeremo – si faccia appello anche a un «dato biologico oggettivo», assieme a religione e testi sacri.

In precedenza ci eravamo occupati delle preoccupazioni sollevate – sempre in area cattolica – contro un farmaco per la «disforia di genere» (a proposito di dati biologici oggettivi). In quel caso si parlò anche di farmaco «gender». 

Questo per screditare quello che invece è un corpo di dati, il quale smentirebbe certe convinzioni religiose sulla sessualità. Tutte le tesi in base alle quali l’omosessualità sarebbe una malattia, quindi contagiosa per i minori – per esempio nel caso della omogenitorialità – si sono già rivelate infondate: non esistono studi seri a supporto.

Alcuni dati oggettivi su omosessualità e omogenitorialità

Nell’aprile 2016 il Journal of Developmental & Behavioral Pediatrics pubblicò uno studio, in cui sono stati esaminati due gruppi di famiglie, (95 omogenitoriali e altrettante etero). Nelle loro conclusioni i ricercatori fanno notare quanto segue:

«Bambini con genitori dello stesso sesso e genitori di sesso diverso non hanno mostrato differenze nei risultati, nonostante i genitori dello stesso sesso abbiano riportato più stress genitoriale. Studi futuri potrebbero rivelare le fonti di questo stress genitoriale». 

Per quanto riguarda la concezione nosocomiale dell’omosessualità, l’Oms la rimosse dalle malattie mentali 17 maggio 1990. Nel 2014 l’Oms pubblicò nel suo bollettino uno studio guidato da Susan D. Cochran in cui si proponeva una maggiore attenzione ai casi di depressione cronica, dovuti al bullismo nei confronti dei ragazzi omosessuali, spesso erroneamente classificati come «malattie mentali».  

Questa definizione nasce in seno ad ambienti politici conservatori. Potremmo definirla una tesi di complotto a tutti gli effetti. Prevede infatti che esista una «lobby gay», atta a distruggere tutte le nostre certezze sulla sessualità, sostituendo «mamma e papà» con «genitore 1 e 2», compromettendo l’equilibrio psichico dei «nostri bambini». 

Proprio la discriminazione – contro chi ha una sessualità diversa da quella percepita come «normale» – potrebbe generare problemi di salute mentale. Ragione per cui le autorità sanitarie di tutte le democrazie si stanno adoperando per prevenirla, anche attraverso l’educazione sessuale.

La scomparsa di «maschio» e «femmina»

Proseguiamo nella lettura della lettera del Comitato no gender.

«Legge con cui la Regione può elargire contributi a chi diffonde tale ideologia a qualsiasi livello scolastico o in ambito sportivo, e quindi divulgare che la dimensione fisica dell’essere maschio o femmina sia puramente casuale e limitante».

Questa preoccupazione per l’eventuale scomparsa dei concetti di “maschio” e “femmina” ci ricorda la presunta scomparsa del concetto di “famiglia”, a seguito di un emendamento legislativo approvato dal consiglio regionale del Friuli-Venezia Giulia nel dicembre 2019. Anche in questo caso venne fraintesa l’intenzione del legislatore.

Il titolo della legge regionale incriminata è piuttosto emblematico: «Legge regionale contro le discriminazioni e le violenze determinate dall’orientamento sessuale o dall’identita’di genere». Ma attraverso un gioco argomentativo, diventa essa stessa una legge discriminatoria. 

Lo possiamo vedere in altri frangenti estremisti, come quelli misogini, in cui i discorsi contro la discriminazione delle donne diventano magicamente discriminatori per gli uomini. Lo avevamo visto – in parte – affrontando il problema dei celibi involontari.

Cosa dice la legge regionale

Tornando alla legge regionale, questa è in linea con «gli indirizzi promossi dall’Organizzazione delle Nazioni Unite, con i principi di cui all’articolo 10 del Trattato» (Art. 1, comma 1). Inoltre è già riconosciuto «il diritto all’autodeterminazione di ogni persona in ordine al proprio orientamento sessuale e alla propria identità di genere, secondo quanto disciplinato dalla legge 14 aprile 1982, n. 164 » (Art. 1, comma 2).

Per tanto, «ai fini di prevenire le discriminazioni per motivi derivanti dall’orientamento sessuale o dall’identità di genere e favorire una cultura del rispetto e della non discriminazione, promuove e valorizza l’integrazione tra le politiche educative, scolastiche e formative, sociali e sanitarie, del lavoro» (Art. 1, comma 4). 

In che modo questo implichi la scomparsa dei generi maschio e femmina non viene chiarito nel volantino. 

Proviamo a vedere allora se nella parte relativa alla promozione di eventi culturali (Art. 4), troviamo qualcosa che contraddice la parte iniziale, che si riferiva alle finalità del documento legislativo:

«La Regione e gli enti locali … promuovono e sostengono eventi socio-culturali che diffondono cultura dell’integrazione e della non discriminazione, al fine di sensibilizzare la cittadinanza al rispetto delle diversità e di ogni orientamento sessuale o identità di genere».

In che modo promuovere la diversità implicherebbe la discriminazione di una parte? Sono tutti dubbi che ancora non vengono meglio precisati.

Lo spauracchio dell’educazione sessuale nelle scuole

Veniamo ora alla parte riguardante presunti dati biologici oggettivi, i quali implicherebbero dei problemi nel corpo e nell’anima, secondo quanto riportato nel volantino.

«Una negazione del dato biologico oggettivo, che inevitabilmente crea una sconnessione tra il corpo, la mente e l’anima, andando ad incidere nella formazione del senso d’identità di chi ascolta, soprattutto se gli uditori sono dei bambini».

Sono già circolati in passato volantini dove si distorce un fatto simile del tutto diverso. Allora si parlava dei «corsi gender voluti dall’Oms». In sostanza è stata raccomandata a livello internazionale, alla luce dei “dati biologici oggettivi”, l’introduzione dell’educazione sessuale nelle scuole. Questo ha avuto eco anche nell’Unione europea, con linee guida apposite.

Lo scopo non è quello di introdurre «corsi di masturbazione raccomandati dall’Oms», come alcuni hanno alluso in passato, bensì di prevenire il bullismo, le molestie e i danni psicologici derivati durante lo sviluppo, come i sintomi depressivi.

Naturalmente chi si oppone potrebbe proporre una alternativa, altrettanto “biologicamente oggettiva”, solo che volantini di questo genere non la lasciano trapelare.

La Lega è un partito in linea coi valori cattolici?

Il volantino fa leva soprattutto sulle convinzioni religiose dei potenziali elettori, trascurando però che il partito al quale si vorrebbero far pervenire i voti, non sempre si è dimostrato coerente con la posizione della Chiesa cattolica, del quale il principale portavoce dovrebbe essere il papa.

«Considerato che come cattolici, crediamo che l’uomo sia stato creato a immagine di Dio, maschio e femmina, nonché chiamato a vivere la vita come risposta d’amore in obbedienza al progetto di Dio, che eleva l’uomo stesso alla dignità divina, diventa evidente che negare a priori questo elemento biologico, così come asserisce l’ideologia gender significa negare ogni legame della realtà con Dio, ed essere incompatibili con la fede cristiana, la Bibbia ed il Vangelo … Per chi è orientato a sostenere Lucia Borgonzoni, come Comitato consigliamo di fare una croce sul simbolo della LEGA e scrivere ROLANDO».

Non entriamo nel merito di cosa comporti essere cattolici. Facciamo solo notare che – stando a diverse dichiarazioni dell’attuale pontefice, papa Jorge Mario Bergoglio – anche la Lega non sarebbe sempre “in linea coi Vangeli”, per esempio riguardo all’atteggiamento da assumere coi migranti.

Del resto il leader leghista Matteo Salvini ha fatto notare una certa discrepanza tra la linea del pontefice e quella del suo partito, tanto che alcuni hanno parlato di «lite a distanza tra Salvini e papa Francesco».

Perché chi basa le sue scelte di voto sulla fede cattolica dovrebbe farlo solo per le questioni legate alla sessualità, e non al problema dei migranti? Anche questo nel volantino non viene spiegato.

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