Il mistero di Fabio e Enzo spariti nel mare: «Troppi dubbi, mai trovati né i loro corpi né la barca» – Il video
Dove sono finiti Fabio e Enzo non lo sa nessuno. I loro corpi non sono mai stati ritrovati. Il mare li ha «inghiottiti» e nessuno sa cosa possa essere successo quella maledetta notte, il 23 dicembre 2016, quando i due pescatori siciliani – partendo dal porto di Aci Trezza, nel Catanese, a bordo di un’imbarcazione di 5 metri per una battuta di pesca – non sono mai più rientrati.
Le loro famiglie sono «in angoscia da tre anni»: non hanno un corpo su cui piangere i loro cari, non si danno pace, non si rassegnano e vogliono conoscere tutta la verità di un caso che, ancora oggi, non risulta essere del tutto chiaro.
Tanti i dubbi
Come è possibile che nulla sia stato ritrovato, a parte un “palangaro” (attrezzo di pesca professionale costituito da una lunga lenza di grosso diametro) che sarebbe riconducibile alla loro barca? Perché ad Aci Trezza molti avrebbero avuto timore di parlare con i familiari?
Com’è possibile che Fabio, «un lupo di mare» come lo descrive il fratello, insieme all’amico Enzo non abbia chiesto aiuto, in caso di mare in tempesta? E a cosa si riferiscono alcune fonti quando parlano di lite «degenerata in aggressione fisica» qualche giorno prima della tragedia?
Le indagini
La Procura di Catania, come si evince dal fascicolo visionato da Open, ha indagato fin da subito, non trovando, però, alcun elemento che potesse far ipotizzare un evento diverso dal naufragio. Le ricerche sono cominciate subito e sono durate qualche giorno, poi è scattata l’inchiesta nel corso della quale sono stati sentiti anche alcuni colleghi dei due pescatori.
Oggi la famiglia di Fabio, uno dei due scomparsi, avanza dubbi sulla ricostruzione ufficiale dei fatti. «Non abbiamo elementi che possano confermarci il naufragio. E se fossero stati prelevati da qualcuno? In quella zona di mare, ad esempio, si parla di traffico di droga» dice Nicola, fratello di uno dei due pescatori spariti nel nulla.
Tesi sostenuta anche da Orazio Vasta, attivista della Federazione del Sociale Usb Catania che a Open parla di un «tratto di mare movimentato». Hanno visto qualcosa che non avrebbero dovuto vedere? Sono stati portati a terra da qualcuno? O più semplicemente la loro barca è affondata e loro sono morti in mare? Ma com’è possibile che nulla sia stato trovato? Le ricerche sono state certosine o forse si poteva fare di più?
Le ipotesi
Di loro si sa che si trovavano a 11 miglia da Aci Trezza e a 7 miglia da Brucoli (Siracusa). L’ultimo contatto risale alle 21 quando Fabio chiama la mamma, con la quale aveva un rapporto quasi morboso. C’è chi sostiene che la barca possa essere esplosa (ma anche in questo caso si tratta solo di un’ipotesi, nessuna prova): si parla di un «bagliore, di uno scoppio», che però, non trova alcun riscontro nelle indagini.
L’unica certezza è il rinvenimento di un “palangaro” che apparterrebbe alla barca di Enzo così come confermato da uno dei pescatori che lo aveva preparato «allocando anche tutti gli ami, circa 200». Può bastare questo ritrovamento per provare il naufragio? La famiglia non ci sta.
Il mare mosso
«L’acqua era così agitata da causare un evento simile? Fabio e Enzo, che erano professionisti, non potevano chiedere aiuto? Avevano sia il cellulare sia il baracchino, perché non lo hanno usato? A mia madre Fabio ha detto che andava tutto bene, che stava per cominciare a pescare» ci spiega Nicola.
Alcuni pescatori, come si legge sul fascicolo della Procura di Catania, hanno parlato di «mare mosso e del vento che soffiava» forte. Ma nulla, forse, che lasciasse presagire un naufragio o un aggravamento così repentino delle condizioni metereologiche.
La lite
Non convince, poi, una presunta lite intercorsa, alcuni giorni prima della scomparsa, tra alcuni pescatori ed Enzo, uno dei due scomparsi. Una lite con «altre persone poco raccomandabili in alto mare»: «Pretendevano che non pescasse lì». Poi, però, sarebbero arrivate le scuse. Sempre a Enzo sarebbe stato sottratto poco prima il borsone con tutte le attrezzature di emergenza della sua barca. Come mai?
Chi erano
Fabio, ci racconta suo fratello, aveva un rapporto quasi morboso con la madre (poi deceduta). Non riusciva a separarsi dal mare e curava con amore un piccolo orticello nella sua casa in provincia di Catania.
Enzo, invece, era un grande appassionato del cantante Jim Morrison al punto da tatuarselo sul braccio destro e metterlo persino sull’esterno dello scafo.
Enzo, all’indomani dalla scomparsa, il 24 dicembre, si sarebbe dovuto presentare a casa della nipote, e invece a quella cena non è mai andato. Il perché è appunto il grande mistero di questa storia.