Perché il citofono di Salvini non è solo una gag riuscita male
Non c’è giornale, rubrica o talk che non abbia mostrato lo show di Matteo Salvini a Bologna, il volto proteso verso il citofono per ‘stanare’ un presunto spacciatore, padre o figlio che fosse, e dietro di lui una selva di telecamere e smartphone a immortalare la scena, e anche qualche sporadico contestatore tenuto lontano dal fatidico citofono. Metà Iena e metà Gabibbo, Salvini voleva far vedere come si può svillaneggiare un elemento pericoloso e estraneo alla comunità, mostrandosi come telegenico alfiere dei cittadini perbene e della loro sicurezza, pronto perciò all’incasso elettorale. Ma la storia del citofono dice purtroppo per lui altre cose. Che lasciando il Viminale Salvini non ha però abbandonato quella preferenza per le scene esemplari, ma poi prive di effetto concreto. Che un ex ministro dell’interno, se informato di una possibile notizia di reato non va a canzonare il possibile delinquente, ma si rivolge all’autorità competente spiegando denuncia. Che esiste una reputazione sociale la quale non può essere sfregiata per il gusto di uno spot elettorale: quel padre e quel figlio sono innocenti fino a eventuale sentenza di un eventuale processo per una ipotetica denuncia che fin qui non ci soni stati.
Sarebbe come se uno di noi andasse a suonare al citofono di casa di Salvini per chiedergli se è un sequestratore, un occultatore di milioni del finanziamento pubblico o il percettore di tangenti dalla Russia. Se ne indignerebbe, e avrebbe pienamente ragione: ma è proprio lo stesso fallaccio che lui ha compiuto ieri sera. E poi lo sbrego più grande, su cui Salvini è recidivo, e per il quale ha subito la protesta ufficiale di Tunisi: appunto quello di catalogare i presunti trasgressori per gruppo nazionale, etnico o religioso, per evidenziare la loro diversità dagli italiani. Salvini ha il vento in poppa, è il capo indiscusso della prima forza politica italiana per consensi alle ultime europee e nei sondaggi, gode di un consenso ampio. Ma proprio per questo simili comportamenti sono gravi e pericolosi, anche perché il “Capitano” vanta, come la Settimana Enigmistica, numerosi tentativi di imitazione, tra i suoi e non solo. E ieri non ha dato un bell’esempio.
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