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Emilia-Romagna, non solo Sardine e spacciatori. I giovani di UniBo: «in campagna elettorale non si è parlato di università» – Le testimonianze

23 Gennaio 2020 - 06:12 OPEN
Studentati fatiscenti, mancanza di trasporto pubblico e poca connessione tra università e mondo del lavoro. Sono alcuni dei temi che emergono dai racconti di tre rappresentanti degli studenti all'Università di Bologna

Gli studenti universitari, si sa, raramente vengono corteggiati dai politici se non mediante un vago e generico riferimento retorico ai “giovani”. La causa in parte è dovuta alla bassa propensione al voto rispetto ad altri gruppi demografici, propensione che nelle elezioni regionali tende a scendere (nel 2014 hanno votato circa il 40% degli elettori in Emilia-Romagna). L’altro fattore riguarda anche l’alto numero di studenti fuori sede.

Sopratutto in università molto prestigiose, come l’Università di Bologna dove quasi uno studente su due è fuorisede. Ma, come hanno dimostrato le Sardine, i “giovani” e gli studenti universitari possono incidere sulla politica, anche solo a livello di dibattito pubblico. Senza poi parlare delle responsabilità della politica di fronte a problemi come la disoccupazione giovanile e la mancanza di fondi per la ricerca. Un sentimento ribadito nelle testimonianze raccolte di tre rappresentanti degli studenti di UniBo.

«Bisogna affrontare il problema degli studentati»

Alessandro Pompili, 23 anni, studente in Ingegneria. Membro di Student Office

«La Campagna elettorale è stata molto incentrata sui personaggi, ma penso che sia anche giusto, visto che la figura del Governatore è molto importante. Detto questo, non si è parlato molto di università. Si è parlato dell’importanza dell’università come motore della nostra Regione, ma senza entrare nel merito dei problemi per i quali questa ha senz’altro delle responsabilità, come il tema delle residenze universitarie. A Bologna è un tema serio perché con l’aumento di Airbnb, del turismo e delle matricole – che sono cresciute di oltre due cifre percentuali – servono più residenze. Nonostante ciò, ho visto grande interesse anche da parte dei giovani – l’altra volta infatti ha votato il 37%, e per me è un fattore molto positivo. Inoltre ho apprezzato il fatto che entrambi i candidati siano di una lista civica: che anche il mondo civico possa avvicinarsi alla politica è un fatto positivo»

«Anche le Sardine hanno ignorato i temi che interessano gli studenti, come il trasporto pubblico»

Mattia Crisante, 21 anni, studente di Filosofia, membro di Link

«Nella Campagna elettorale non è stata presa in considerazione né l’università, né la maggior parte degli studenti di Bologna. È stato un dibattito molto incentrato sulla figura di Matteo Salvini e povero di contenuti. Le Sardine da un lato sono state utili, più che altro come barriera anti-Salvini. Ma anche loro qui in Emilia-Romagna non si sono particolarmente esposte su temi che interessano gli studenti.  Un’aspettativa che abbiamo è che non solo si torni a parlare degli studenti, ma anche dei temi che possono migliorare la nostra vita di tutti i giorni: serve una riflessione ampia sui trasporti, ad esempio, soprattutto per chi si sposta tra i campus. Sarebbe interessante pensare di reintrodurre il servizio ferroviario urbano, anche per ridurre l’inquinamento»

«Se la Barilla organizza i Career Day a Milano e non a Bologna, c’è qualcosa che non va»

Stefano Cavedagna, 30 anni, dottorando in Giurisprudenza, rappresentante, membro di Azione Universitaria

«È la prima volta che vedo un coinvolgimento mediatico e territoriale così forte su un’elezione regionale. Cinque anni fa non c’era storia. Da parte di tutti i candidati ho sentito ribadire la necessità che la Regione tuteli l’ingresso nel mondo del lavoro dei giovani. C’è bisogno che siano messe in campo delle politiche per incentivare l’occupazione giovanile – dagli apprendistati ai corsi formazione. C’è stato anche molto interesse riguardo alla questione del diritto allo studio. Dal mio punto di vista, la politica dovrebbe lavorare per creare maggior interconnessione tra le aziende e le università. Le aziende vanno messe in condizione di capire come e quando rivolgersi ai giovani. D’altro canto, se la Barilla organizza i Career day nelle università milanesi e non in Emilia-Romagna, c’è qualcosa che non va»

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