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Cosa sono le polveri sottili e perché rappresentano un pericolo per la nostra salute

24 Gennaio 2020 - 07:50 Juanne Pili
Correlazioni significative tra le polveri sottili prodotte dall’inquinamento e diverse patologie, anche mortali. Tra queste: aritmie cardiache, attacchi di cuore, asma e bronchite

Il termine “polveri sottili” (particolato atmosferico) introduce già efficacemente il senso della loro pericolosità. Sono proprio le loro dimensioni a essere un potenziale pericolo per la nostra salute. Penetrano infatti con facilità nei polmoni, fino a raggiungere i vasi sanguigni. Le conseguenze non si limitano a emergere sui tessuti polmonari, ma raggiungono anche il cuore.

Le più pericolose sono dette “particelle fini”: PM2,5 (dove “PM” sta per “particolato” e il numero si riferisce al diametro in micron), quelle “grossolane” (PM10) si limitano a rappresentare un problema di irritazione a occhi, naso e gola. Esiste un indice della qualità dell’aria denominato (AQI) che permette ai ricercatori di fornire una misura degli effetti di queste particelle, in un arco di tempo che può andare da poche ore a diversi giorni. 

Secondo l’Epa (Agenzia per la protezione ambientale degli Stati Uniti), sono emerse delle correlazioni significative tra le polveri sottili prodotte dall’inquinamento e diverse patologie, anche mortali. L’Agenzia elenca in particolare tra i casi associati, aritmie cardiache, attacchi di cuore, asma e bronchite. Si possono incrociare questi dati con quelli relativi ai ricoveri in ospedale, nei pronto soccorso o le assenze da scuola e dal lavoro per motivi di salute. Parliamo di pazienti con malattie preesistenti come quelle elencate.

EPA|Indice della qualità dell’aria (AQI).

Polveri sottili: cosa sono e dove si trovano

Grazie ai controlli effettuati dai principali enti competenti, la qualità dell’aria nei paesi dell’Unione europea e delle Nazioni Unite è decisamente migliorata. Lo certifica anche l’Oms in un report del 2013. Diverse emissioni nocive sono state notevolmente ridotte. Tuttavia non sembra essere abbastanza:

«Vi sono prove convincenti che gli attuali livelli di inquinamento atmosferico rappresentano ancora un rischio considerevole per l’ambiente e la salute umana – spiega l’Oms – il carbonio o la fuliggine sono ora inclusi nella revisione come un componente importante di PM2.5.

Il carbonio è un inquinante atmosferico che influenza la salute e contribuisce al cambiamento climatico».

Sappiamo che proprio sul mercato del carbonio, la COP25 ha fallito i suoi intenti per combattere il riscaldamento globale. Questo è un problema che influisce – direttamente – anche sulla nostra salute. La loro tossicità varia a seconda della provenienza. L’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc) ha inserito il particolato nel Gruppo 1, dove si trovano le sostanze cancerogene per l’uomo.

Tra le sostanze più comuni troviamo gli idrocarburi policiclici aromatici (Ipa), l’ammonio, i solfati, i nitrati; metalli come il cadmio, il rame e il nichel; oltre a vari allergeni e composti microbici. Le recenti notizie meteo hanno destato preoccupazione anche in Italia, per la capacità di queste particelle di permanere a lungo nell’aria, con la possibilità di diffondersi su grandi distanze.

Questo significa che la loro concentrazione può essere determinata dai fenomeni atmosferici. Le fonti possono anche essere naturali, ma quelle che rappresentano un pericolo significativo sono umane. Il traffico dà sicuramente un contributo importante a questo processo, attraverso l’uso dei motori (quindi il consumo di benzina e diesel); conta anche l’erosione che il traffico produce nei marciapiedi e l’abrasione dei freni.

Non dimentichiamo però che occorre portare avanti le attività industriali per produrre energia e beni (combustibili solidi come carbone e biomassa); e poi c’è l’attività edilizia e mineraria. Vivere in campagna – per chi può permetterselo – è sicuramente la scelta migliore, ma l’agricoltura resta comunque la principale fonte di ammonio.

Poi bisogna tener conto delle particelle secondarie che si formano attraverso varie reazioni chimiche in atmosfera, come l’assido di azoto e l’anidride solforosa.

Pixabay | Traffico cittadino.

Una revisione dei principali studi sugli effetti delle particelle fini

Nel 2016 dei ricercatori cinesi hanno pubblicato, sul Journal of Thoracic Disease, una revisione degli studi epidemiologici sugli effetti delle polveri sottili nel sistema respiratorio umano. Potremmo aspettarci una ricerca volta a sminuire il pericolo, per compiacere il governo. La Cina è notoriamente uno dei paesi che non sembra impegnarsi particolarmente nel ridurre le sue emissioni. Invece i risultati non sembrano affatto accomodanti.

Vengono passati in rassegna vent’anni di studi epidemiologici, in cui si trovano correlazioni significative tra particelle fini, la comparsa di determinate patologie e di mortalità. Solo nell’Unione europea si stima che il fenomeno abbia ridotto la durata della vita media di oltre otto mesi. Abbiamo parlato di studi epidemiologici, ovvero delle ricerche in cui si valutano dati riguardanti fenomeni che non possono essere controllati durante lo studio, ma solo registrati e comparati statisticamente con altri.

Non è possibile sperimentare su cavie umane l’effetto delle polveri sottili, per comprensibili limiti etici. Studi basati sulla sperimentazione animale, in particolare sui topi, hanno mostrato riscontri che corroborano quanto mostrato da quelli epidemiologici sulle persone:

«Molti studi si sono concentrati sull’impatto del PM2.5 sui macrofagi alveolari. Jalava et al. ha raccolto particelle d’aria da 6 città in Europa e le ha coltivate con macrofagi di topi in vitro per 24 ore.

La vitalità dei macrofagi alveolari è diminuita in modo significativo con un intervallo PM0,2-2,5 da 300 pg / mL a 150 g / mL.

Inoltre, l’espressione TNF-α dei macrofagi alveolari è aumentata con l’aumentata concentrazione di particelle».

Credit: Kevin Dooley | Smog a Pechino.

Foto di copertina: ANSA/MATTEO CORNER | Fumo esce da alcune canne fumarie di edifici del centro di Milano, 14 gennaio 2020. La Regione Lombardia ha deciso di anticipare a domani le misure di secondo livello del protocollo aria a causa del sequenza di superamento di livelli limite di Pm10 nell’aria.

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