«Qui ebrei»: la scritta shock sulla casa del figlio di una deportata
Una scritta antisemita è comparsa sulla porta di casa di Aldo Rolfi, figlio di Lidia Beccaria Rolfi, partigiana deportata a Ravensbruck nel 1944, una delle grandi voci dell’orrore dei lager. La scritta “Juden hier“, “qui ci sono ebrei“, come nelle città tedesche durante il nazismo, è comparsa nella notte a Mondovì, in provincia di Cuneo, sulla porta della casa dove la donna ha vissuto sino alla morte, nel 1996. La via dove sorge la casa è stata intitolata proprio alla Rolfi pochi anni fa.
«Ho attraversato questa porta molte volte. La scritta è apparsa oggi, dopo che Aldo è intervenuto su un giornale locale per ricordare sua madre. Al di là della patente ignoranza – Lidia è stata una deportata politica – è uno dei molti segnali che ci dovrebbero fare alzare la voce per ricordare a tutti che essere antifascisti è il primo dovere della memoria che abbiamo». A dirlo al Corriere è lo storico Bruno Maida che con Lidia Beccaria Rolfi ha scritto diversi libri sulla deportazione, l’ultimo nel 1996.
Chi è Lidia Beccaria Rolfi
Lidia Beccaria Rolfi fu deportata nel lager di Ravensbrück – in Germania, a circa 80 km dalla città di Berlino – il 27 giugno 1944 in compagnia di altre 13 donne, dove rimase prigioniera sino al 26 aprile dell’anno successivo. Venne liberata il mese successivo, a maggio.
L’esperienza nel campo di concentramento segnò così profondamente la sua esistenza che decise di raccogliere tutto quello che i suoi occhi – e non solo – avevano visto e di farne un libro, scritto nel 1978, dal titolo: Le donne di Ravensbrück: testimonianze di deportate politiche italiane.
Dopo la pubblicazione del primo libro, ne seguì un secondo in cui raccontava cosa significava tornare alla vita normale, alla vita sociale, dopo la deportazione in Germania.
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