Lo schifo nel giorno della Memoria: a Torino «crepa sporca ebrea» sul muro di casa
Nuovo episodio di antisemitismo, dopo quello di Mondovì: stavolta a Torino sui muri di un palazzo di corso Casale, dove è comparsa la scritta «Crepa sporca ebrea». Lì vive una donna di origini ebree, figlia di una staffetta partigiana.
La scritta è stata realizzata sui muri del cortile interno del palazzo. «Non ho mai fatto mistero delle mie origini, non ne ho mai visto il motivo», racconta la donna uscendo dalla Questura, come riporta l’agenzia di stampa Ansa.
«Purtroppo il mio non è il primo caso – sostiene – e questa escalation fa riflettere. Meno male che in tante scuole gli insegnanti, e non solo, educano i ragazzi al rispetto dei veri valori della storia. È una brutta scritta, fa male. Fa tanto male…».
«Una frase terribile, soprattutto nel giorno della Memoria. Termini vecchi, passati, che però fanno ancora male», ha concluso. Sull’episodio indaga la Digos.
Il commento della sindaca di Torino
«75 anni fa finiva l’orrore dello sterminio ebraico. Oggi, esattamente nella stessa data, un muro della nostra città viene sfregiato da scritte antisemite. Ma sapete qual è la differenza? Che la storia si ripete due volte, la prima in tragedia, la seconda in farsa», questo il commento della sindaca di Torino Chiara Appendino. «E mentre la città cancellerà quelle scritte – aggiunge – voi continuerete ad affogare nella vostra ignoranza e nel vostro anonimato. Finché le forze dell’ordine non vi troveranno, s’intende».
Presidio dell’Anpi
Domani, 28 gennaio, presidio davanti alla chiesa della Gran Madre di Dio, a Torino, in solidarietà alla donna colpita «da questo vile atto fascista». L’ha indetto la sezione dell’Anpi Nicola Grosa e la Circoscrizione 8. «Invitiamo tutta la cittadinanza e tutte le associazioni e le istituzioni – dicono gli organizzatori – Vogliamo dare una risposta immediata che porti tutti a mobilitarsi. Il nostro quartiere è antifascista». L’appuntamento è per le 13.30.
Il precedente
Qualche giorno fa è comparsa una scritta antisemita – «Juden hier», ovvero «qui ci sono ebrei» – sulla porta di casa di Aldo Rolfi, figlio di Lidia Beccaria Rolfi, partigiana deportata a Ravensbruck nel 1944, che ha raccontato l’orrore dei lager. I fatti si sono verificati a Mondovì, in provincia di Cuneo.
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