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Le Sardine festeggiano e preparano le prossime mosse. Fuori dall’Emilia Romagna

27 Gennaio 2020 - 18:17 Felice Florio
A Milano e nelle altre province lombarde un flash mob di candele per la Shoah. E il comunicato del day after guarda già al futuro

Mentre si delineava con certezza la vittoria del centrosinistra in Emilia-Romagna, nella notte tra il 26 e il 27 gennaio, le Sardine del gruppo bolognese già discutevano su cosa si sarebbe dovuto fare all’indomani per provare a replicare il successo in queste elezioni regionali.

La vittoria di Stefano Bonaccini è stata anche merito loro, l’ha detto lo stesso presidente in conferenza stampa: il centrosinistra ha ottenuto la maggioranza assoluta raggiungendo il 51,42% delle preferenze. Alla vigilia delle elezioni, i candidati degli schieramenti più forti parevano appaiati sulle stesse percentuali.

Invece, la tornata elettorale emiliano-romagnola ha restituito al centrosinistra un vantaggio di circa 8 punti percentuali sul centrodestra a trazione leghista. A questo punto, la prerogativa del movimento è tornare a guardare alla dimensione nazionale. Il giorno dopo le elezioni, l’unica comunicazione ufficiale è un post su Facebook che tira le somme dell’impatto delle Sardine sulla campagna elettorale emiliano-romagnola.

Le Sardine “Milano e provincia” per la giornata della memoria

Mentre in Emilia-Romagna le Sardine vivono una normale giornata di distensione per la vittoria di Bonaccini, nel resto di Italia gli eventi lanciati dalle pagine locali continuano a moltiplicarsi. Per la giornata della memoria, dal gruppo della Lombardia è partita l’iniziativa Accendi una candela in memoria delle vittime della shoah: «Accendiamo una candela davanti alle nostre finestre. Chi vuole può condividere la foto con una citazione, un commento o il nome di una vittima della shoah. L’odio razziale non sarà mai accettato dalle Sardine, accendiamo una luce contro l’odio».

«Saremo presenti e agguerriti dove si voterà»

«È successo. Siamo nati dicendo che eravamo contro il populismo. Oggi siamo consapevoli che, se lo vogliamo, oltre che “contro” possiamo essere “meglio”. E possiamo esserlo con mezzi sconosciuti a chi fa propaganda di mestiere: gratuità, relazioni umane, creatività ed empatia – scrivono le 6.000 sardine, il pomeriggio del giorno dopo il voto -. Nella sua banalità è una notizia che rischia di far saltare tutte le certezze che ci erano state vendute in questi anni grigi. L’esperienza dell’Emilia-Romagna dimostra che le sardine servivano come l’ossigeno, l’esperienza della Calabria dimostra che le sardine da sole non bastano; che la domanda di politica si risveglia se l’offerta è adeguata, coraggiosa e coesa».

«Il 14 novembre avevamo annunciato che stava prendendo avvio una campagna elettorale difficile. Lo avevamo intuito quando abbiamo letto quel “liberiamo” così offensivo per le strade di Bologna. Ne abbiamo avuto la conferma definitiva quando la memoria di Kobe Bryant è stata associata ad una candidata governatrice il giorno stesso del voto, in pieno silenzio elettorale. Avete toccato il fondo. Più e più volte. Mentre noi riscoprivamo quella cosa meravigliosa che è la politica, voi non perdevate occasione per sminuirla. Vi siete concentrati sull’attaccare gli avversari perdendo di vista i contenuti che anche i vostri potenziali elettori, magari, avrebbero gradito ascoltare».

«Ci avete sminuiti, sbeffeggiate, umiliati come cittadine e come elettori. Avete attaccato le donne sapendo di generare maggiori interazioni sui social e quindi di ricevere maggiore visibilità. Avete suonato un campanello di troppo e chiesto uno “scusa” di meno. Ma alla fine avete perso. Sonoramente. Nonostante la marea di soldi che continuiamo a non sapere da dove provengano. Nonostante la sregolatezza e i media ossessionati dalle “salvinate” di turno. Nonostante le ore passate a fare selfie con i passanti. Nonostante le sagre di paese che avete occupato. Nonostante i vicoli che ci avete venduto come piazze gremite. Nonostante l’acqua del Po distribuita in Calabria».

«Ora ci aspettiamo che i media passino al setaccio ogni vostra imprudenza, ogni vostro errore, ogni vostra leggerezza. Un trattamento che tocca a chi perde. E che a maggiore ragione è doveroso quando a perdere è chi ha giocato sporco. Per il vostro mantra delle elezioni subito, oggi dovremmo andare al voto a Forlì e a Ferrara. Secondo il vostro mantra del consenso che tutto concede, dovreste chiedere permesso prima di entrare a Bibbiano, a Riace o al Pilastro, la prossima volta. Adesso tocca a noi. Non ci siamo montati la testa quando abbiamo riempito 142 piazze in tutta Europa, non ce la monteremo adesso che arriva la prima buona notizia da tanto tempo a questa parte».

«Inizia la fase più dura. Saremo attenti e vigili dove si è già votato, saremo presenti e agguerriti dove si voterà. Soprattutto se lo stile a cui ci avete abituato in Emilia-Romagna e Calabria verrà ripresentato in Puglia, Campania, Marche, Toscana, Liguria, Veneto, Valle d’Aosta, Napoli, Trento e tutte le volte che gli elettori saranno chiamati a scegliere. Le sardine non vanno date per scontate, ma ci saranno. Sempre. Con i loro corpi non manipolabili, con cervelli che non abboccano, con orecchie che pretendono rispetto e con occhi che si accenderanno solo per assistere a spettacoli degni della parola “bellezza”».

In chiusura, vista la ricorrenza storica del 27 gennaio, le 6.000 sardine scrivono: «Felici che ogni tanto le parole “Memoria” e “Resistenza” riecheggino così forti e così simili».

In copertina, foto di Michele Piazza.

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