Coronavirus e disinformazione: il ruolo dei governi e dei social network
Il nuovo coronavirus è al centro di un vortice di disinformazione. Le fake news che girano in rete stanno testando l’abilità del governo cinese di tenere sotto controllo l’emergenza sanitaria. Facebook, Twitter e Google stanno cercando frenare la diffusione di notizie false, che hanno riguardato, tra le altre cose, il numero di persone contagiate e lo stato della costruzione degli ospedali. Alcune di queste sono state documentate dal sito americano BuzzFeed.
Le teorie complottiste
Anche il governo cinese sta provando ad arginare alcune bufale, la principale è quella secondo cui proprio l’amministrazione cinese sarebbe responsabile dalla diffusione del virus (che non ha ancora un nome anche se si è diffuso “coronavirus”). L’ipotesi che la Cina o gli Stati Uniti abbiano provocato l’inizio dell’epidemia ha avuto una rapida diffusione, anche a causa dei rapporti complicati tra i due Paesi. Secondo quanto riportato da Axios, sono circa 13mila i post sulle pagine Facebook, sui profili Twitter e su Reddit che propagano teorie complottiste, che leggono il coronavirus come un’arma per abbassare i livelli democratici.
Le responsabilità del governo cinese
Alcune fake news sono state diffuse però dalle stesse autorità cinesi. L’agenzia Storyful ha scoperto che i social media della Repubblica Popolare hanno condiviso foto false in merito allo stato di costruzione dei nuovi ospedali, rubando quelle di compagnie che vendono in realtà costruzioni provvisorie.
#Update: After 16 hours of construction, the 1st building of Huoshenshan Hospital in #Wuhan has completed on Monday. The hospital is expected to be handed over to the military on Feb 2 upon completion and put into use for #coronavirus patients. pic.twitter.com/ino3U8vW0H
— People’s Daily, China (@PDChina) January 27, 2020
A complicare la posizione del governo ci sono le dichiarazioni del sindaco di Whuan, Zhou Xianwang, che a una tv cinese ha ammesso che le informazioni sul 2019-nCoV sono state volontariamente trasmesse in ritardo, perché i piani più alti dell’amministrazione non gli hanno concesso l’autorizzazione a renderle pubbliche. Le epidemie, infatti, almeno in Cina, rientrano nel campo del segreto di stato, e le informazioni devono essere validate dai vertici prima di essere comunicate.
Leggi anche:
- Giancarlo Siani sognava di diventare un giornalista professionista. A 35 anni dall’omicidio la consegna del “tesserino”
- Coronavirus, parla un italiano a Wuhan: «Pochi i test per la diagnosi, sono usati con parsimonia»
- Coronavirus – Paolo Liguori e TgCom24 sul «laboratorio militare» di Wuhan e «i piani segreti per le armi chimiche»
- Bufale e tesi cospirazioniste sul Coronavirus – Il fact checking
- Coronavirus, nuovo contagio in Giappone: come il caso tedesco, l’uomo non era stato in Cina