Israele, Netanyahu ritira la richiesta di immunità: andrà a processo
Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha annunciato il ritiro della sua richiesta di immunità al Parlamento. «Prenderemo tempo più avanti – ha scritto il premier sulla pagina Facebook – per mandare in frantumi tutte queste accuse sproporzionate fatte dai miei detrattori. Ma adesso, non permetterò ai miei rivali politici di usare questa faccenda per ostacolare l’opportunità storica che sto conducendo».
Il riferimento è al “piano di pace del secolo” tra Israele e Palestina voluto da Trump che dovrebbe essere annunciato a ore e per cui Netanyahu si trova ora negli Stati Uniti insieme al rivale Benny Gantz. E proprio il leader del partito Blu e Bianco ha commentato la decisione del primo ministro di ritirare la richiesta di immunità, accettando di andare a giudizio. «Netanyahu va processo», ha scritto Gantz su Twitter. «Noi dobbiamo andare avanti. I cittadini di Israele hanno una chiara scelta: un primo ministro che lavorerà per loro o un primo ministro impegnato per se stesso», ha aggiunto il leader di Blu e bianco. «Nessuno può gestire uno stato e contemporaneamente occuparsi di tre gravi cause penali per corruzione, appropriazione indebita e abuso d’ufficio», ha concluso Gantz.
Il parlamento israeliano avrebbe dovuto riunirsi oggi per istituire un comitato ad hoc per per discutere la richiesta di immunità. Alla fine di novembre, il procuratore generale Avichai Mandelblit ha accusato formalmente Netanyahu di «corruzione, appropriazione indebita e abuso d’ufficio» in tre diversi casi. Alla fine dello scorso mese, il premier ha chiesto al parlamento di garantirgli l’immunità. In precedenza, l’Alta Corte dello stato ebraico aveva respinto l’istanza volta a impedire al premier uscente di formare un nuovo governo in caso di vittoria alle elezioni di marzo perché incriminato. Lo scorso anno Netanyahu non è riuscito a formare una nuova amministrazione per ben due volte, dopo le elezioni del 9 aprile e del 17 settembre, e ha dovuto accettare il rifiuto da parte di Benny Gantz, l’ex capo di Stato maggiore delle forze armate, di formare un governo di coalizione con il principale movimento dell’opposizione, il partito Blu-Bianco. Il movimento centrista aveva invece accettato di formare un governo di unità nazionale, a patto che il premier uscente si impegnasse a non chiedere l’immunità parlamentare nei tre casi di corruzione in cui risulta incriminato.
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