Università, lo stress da esame è una malattia?
Il suicidio di una ragazza di trent’anni al campus di Fisciano dell’Università di Salerno ha riacceso l’attenzione sui problemi di salute mentale di cui soffre una parte degli studenti in Italia. La ragazza che ha messo fine alla sua vita aveva una «sofferenza psicologica che curava con dei medicinali» a causa dei quali aveva lasciato l’università dopo due mesi, scrive Il Mattino.
Depressione e università
Secondo i dati forniti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), in Italia avvengono ogni anno circa 300 su 4mila casi di suicidio riguardano giovani, mentre è l’Istat a registrare che «il benessere psicologico in Italia è diminuito tra i giovani», anche se non sarebbe peggio della media europea. Un dato almeno parzialmente smentito dal Corriere della Sera, che qualche mese fa scriveva che «gli studenti italiani sono tra i più depressi e angosciati d’Europa»: sarebbero circa 8 milioni e 200mila i ragazzi tra i 12 e i 25 anni che si dicono insoddisfatti della propria vita.
Ad influire sulla condizione degli studenti ci sono vari fattori, come lo status economico, il genere, l’esclusione sociale, le dipendenze, le difficoltà di comunicazione o eventi particolarmente stressanti. Secondo i dati Oms citati dal Corriere, il malessere affonderebbe le sue radici nella percezione, vera o falsa che sia, «di una forte pressione scolastica, così come la mancanza di prospettive per il futuro».
Stress e angoscia che sarebbero imputabili – almeno in parte – alle forme di valutazione dello studio, quindi agli esami. Tra i materiali informativi presenti sul sito dell’Oms, insegnanti e professori sono invitati a prestare particolare attenzione agli studenti nel periodo pre-esami.
Recentemente, proprio l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha ufficialmente riconosciuto la sindrome da burnout come una condizione medica patologica, annunciando che sarebbe diventata ufficialmente una patologia a partire dal gennaio del 2022.
Lo stress da esami
Lo stesso vale per lo stress causata dagli esami? Uno studio pubblicato a fine 2019 sulla prestigiosa rivista scientifica Nature, definisce l’ansia da esame «una condizione in cui le persone sperimentano estrema angoscia e ansia prima e durante le situazioni di test».
Ma ci sono diverse sfumature: variano i sintomi – che includono «componenti emotive (ad es. una sensazione nervosa di eccitazione), fisiologiche (ad es. frequenza cardiaca e sudorazione aumentate), motivazionali (ad es. desiderio di evitare l’ostacolo) e cognitive (ad es. preoccupazioni legate al fallimento)» – e anche le terapie. Si va dai medicinali alla psicoterapia, passando per l’utilizzo di placebo.
A raccontarlo sono gli autori dello studio, secondo cui si tratterebbe di una condizione che riguarda circa il 40% degli studenti: un altro dato che, insieme all’utilizzo di placebo, suggerisce che nel parlare di patologia bisogna procedere con cautela.
Ciò che è certo è che l’ansia da esame incide negativamente sul rendimento accademico e sulla salute mentale degli studenti. Non si tratta semplicemente di una conseguenza di un malessere interiore, ma può esserne anche una causa, come spiega in un altro studio Nathaniel von der Embse, docente presso la Scuola di Psicologia dell’Università di South Florida. Il rischio è che si possa creare un ciclo di «negatività e cattive prestazioni».
Foto di copertina: Sydney Sims su Unsplash
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