Coronavirus, il bilancio dei morti sale a 170. Mille nuovi contagi, anche Ikea chiude in Cina
In Cina il numero dei morti causati dal coronavirus è salito a 170. La conferma arriva dalle autorità cinesi dopo 37 nuovi decessi nello Hubei, provincia da cui è partita l’epidemia. I nuovi casi registrati nella provincia focolaio dell’infezione sono stati 1.032, in rallentamento però rispetto ai 1.459 di due giorni fa e ai 2.077 di lunedì.
La provincia dell’Hubei, epicentro del coronavirus 2019-nCoV, ha confermato 4.586 casi d’infezione, coi decessi saliti a 162 sui 170 totali registrati in Cina. Dai dati aggiornati della Commissione sanitaria provinciale emerge che i ricoverati sono 4.334: le condizioni di 711 di loro sono definite ‘gravi’, quelle di altri 277 invece sono ‘critiche’. Soltanto ieri i nuovi casi accertati sono stati 1.032 e le morti 37. Nella capitale Wuhan, focolaio dell’epidemia, i nuovi casi sono stati 356 con altri 25 decessi.
Nel mondo i casi accertati sfiorano quota 7mila, considerati i mille nuovi contagi. Anche in Europa aumenta il numero di persone contagiate che è salito a dieci: quattro in Germania, cinque in Francia, e uno in Finlandia.
Finora in Italia tutti i casi sospetti di coronavirus sono risultati negativi. Lo ha chiarito il ministro della Salute in una nota nel primo pomeriggio di ieri, 29 gennaio. Alcune strutture come l’università di Pavia e il conservatorio di Como hanno però preso delle misure in via precauzionale: hanno chiesto ai loro studenti rientrati dalla Cina di rimanere in casa per due settimane. Intanto a Roma le farmacie sono state prese d’assalto in cerca di mascherine.
Ikea ha deciso di chiudere in via temporanea tutti i suoi 30 store in Cina a causa dell’epidemia del coronavirus di Wuhan. La mossa segue quella di ieri con cui il colosso svedese aveva annunciato la chiusura della metà dei suoi negozi, limitando anche gli orari di apertura di quelli ancora operativi.
Come Ikea, anche Starbucks ieri 29 gennaio ha annunciato la chiusura di metà dei suoi negozi in Cina. E così Toyota, che ha sospeso le attività nei propri stabilimenti.
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