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Cyberattacchi in crescita, il garante della privacy: «Diventeranno armi belliche»

30 Gennaio 2020 - 21:31 Redazione
«Gli esperti hanno tracciato preoccupanti previsioni sui possibili rischi e sulle tendenze per il 2020»

«La sicurezza della dimensione cibernetica è costantemente esposta a minacce: minacce sempre più “ibride”, tali da configurare una sorta di cyber guerriglia permanente. Nel 2019 il cybercrime è cresciuto del 17% a livello mondiale rispetto alle cifre del 2018: anno già definito, per quel che riguarda l’Italia, il peggiore per la sicurezza cibernetica».

A fornire il dato è il garante per la privacy, Antonello Soro, nel suo intervento al convegno “Spazio cibernetico, bene comune: protezione dati, sicurezza nazionale” organizzato per la Giornata europea della protezione dei dati personali. «Gli esperti hanno tracciato preoccupanti previsioni sui possibili rischi e sulle tendenze per il 2020, delineando uno scenario fatto di attacchi sempre più sofisticati», ha aggiunto Soro.

Cyber attacchi come armi belliche

Il garante, nel corso dell’evento, ha spiegato che «nei mesi scorsi la polizia postale ha portato alla luce quello che parrebbe configurare il più grave attacco alle banche dati istituzionali finora realizzato con tecniche di phishing che consentivano l’accesso a sistemi informativi tra i più rilevanti per il Paese, dai quali estrarre dati da rivendere ad agenzie investigative e di recupero crediti».

Soro ha inoltre sottolineato come gli attacchi informatici siano divenuti, nel corso del tempo, mezzi d’ingegneria bellica. «Basta pensare ai recenti avvenimenti in Medio Oriente, anticipazione di quel che sarà il paradigma dello scontro militare nei prossimi anni: droni armati e attacchi informatici utilizzati quali vere e proprie armi, dotate di una potenza straordinariamente maggiore». Lo schema d’azione dei conflitti internazionali e non si sta dunque spostando sul piano informatico, attraverso dati e sistemi informativi.

Collaborazione con la Cina

«Abbiamo in più occasioni auspicato un Privacy Shield con la Cina, per garantire il rispetto di alcune basilari condizioni di tutela del diritto alla protezione dei dati dei cittadini europei», ha detto Soro. Per farlo, sarebbe però necessaria una revisione «radicale del sistema giuridico cinese» tale da escludere in particolare il prelievo illimitato da parte del governo dei dati nella disponibilità delle aziende.

«In questa competizione sino-americana per l’egemonia sulla potenza di calcolo, l’Europa rischia di perdere ogni possibile ruolo, se non ha la forza di opporre, al dumping digitale, un’idea di innovazione democraticamente sostenibile fondata su principi di trasparenza e responsabilità algoritmica e tale da coniugare economia e diritti, libertà e sicurezza».

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